C’è bisogno di più educazione sui biosimilari soprattutto tra i medici specializzati in oncologia, endocrinologia, neurologia, dermatologia, reumatologia, nefrologia. Sono le conclusioni del sondaggio online sulle conoscenze e le pratiche prescrittive di 470 medici di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito condotto dall’Alliance for Safe Biologic Medicines tra ottobre e novembre 2013.
La metà (54%) degli specialisti intervistati dichiarano di avere una conoscenza di base sui biosimilari, il 20% ne ha sentito parlare, ma non li sa definire e il 45 non ne ha mai sentito parlare. Andando più nello specifico il 45% dei medici crede erroneamente che i biosimilari siano strutturalmente identici ai reference biologici, il 61% crede che biosimilari con lo stesso INN (nome non proprietario) del farmaco reference abbia le stesse indicazioni di quest’ultimo e il 24% usa solo l’INN nella prescrizione (32% usa il nome del brand e INN, 30% solo quello del brand) ponendo il paziente a rischio di ricevere un farmaco sbagliato.
Nella segnalazione delle reazioni avverse il 54% utilizza sia il nome del brand sia l’INN e il 17% usa solo l’INN e solo il 40% dei medici riporta il numero di lotto.
La grande maggioranza degli intervistati ritiene che sia importante che sia il medico, insieme al paziente, a dover decidere il farmaco biologico da prescrivere (molto importante 72%; importante 23%) e ritiene importante poter decidere la non sostituibilità da parte del farmacista (molto importante 74%; importante 20%). Va detto che nessun Paese europeo prevede la sostituzione automatica.