I farmaci biosimilari sono frutto della ricerca e dell’innovazione e presentano le stesse caratteristiche terapeutiche dei farmaci biotecnologici. Per i tre farmaci biosimilari già attualmente disponibili, sono state eseguiti tutti gli studi clinici necessari alla registrazione e è istituita la sorveglianza post-marketing per il monitoraggio dell’uso quotidiano in corsia, come avviene per qualunque altro farmaco “nuovo”. Da quasi un decennio sono disponibili le prove di efficacia e sicurezza di questi farmaci e il loro utilizzo, come sottolinea Francesco Colantuoni, vicepresidente di AssoGenerici, a margine di un convegno romano dedicato ai farmaci biotecnologici a brevetto scaduto, potrebbe fare risparmiare oltre il 25% rispetto alla spesa attuale. In Italia, i biosimilari rappresentano circa il 30% del mercato di riferimento e l’uso di questi prodotti si sta allineando a quello di altri paesi europei (quasi 50% in Germania e 40% circa in Francia, Spagna e Gran Bretagna), ma esiste una grande variabilità regionale e, addirittura, tra una ASL e l’altra nell’impiego dei biosimilari. «Bisogna creare le condizioni – continua Francesco Colantuoni – perché il medico possa acquisire confidenza con l’uso del biosimilare, considerando anche la necessità di poter continuare a offrire le migliori cure possibili senza mettere a rischio i bilanci e, anzi, allargando l’impiego a una più vasta platea di pazienti».