Regione Puglia promuove l’impiego di un ormone biosimilare anziché del biologico originatore. I pazienti protestano, ma per AssoGenerici i biosimilari del GH sono farmaci efficaci e sicuri
Genitori di bambini affetti da nanismo patologico protestano contro una delibera della Regione Puglia che impone la prescrizione di un ormone biosimilare in luogo del biologico finora utilizzato. Secondo i legali interpellati, suddetta delibera non sarebbe legittima , perché – scrivono – “infrange il diritto alla eguaglianza delle cure, sancito dalla legge di riforma del servizio sanitario nazionale, cioè il diritto del cittadino di essere curato con il farmaco migliore; contrasta con il diritto alla insindacabilità della prescrizione farmacologica del medico che agisce secondo scienza e coscienza, prescrivendo comunque un farmaco presente nel prontuario nazionale, e inoltre, la delibera, così come concepita, fa ricadere sul medico tutte le responsabilità di un eventuale evento avverso provocato dal farmaco biosimilare”. Il direttore della U.O. di Pediatria di Foggia ha proposto allora di prescrivere sia ai pazienti in nuova terapia sia a quelli già in cura un farmaco biologico a minor costo rispetto a quello utilizzato in precedenza, ma il parere non è stato accolta dalla Asl.
La polemica ha meritato la pronta risposta di AssoGenerici: Francesco Colantuoni, vicepresidente dell’associazione e coordinatore del Biosimilar Italian Group afferma: «Nella vicenda di Foggia mi pare emergano diverse contraddizioni probabilmente frutto di una scarsa conoscenza della materia. È evidente che va tutelato il diritto del paziente a essere curato con farmaci efficaci e sicuri, anzi con le migliori cure possibili, e che debba essere il medico a scegliere in scienza e coscienza quale medicinale usare. Ma è quello che pare essere effettivamente successo: un medico ha scelto il biosimilare dell’ormone della crescita (GH) e i biosimilari del GH sono farmaci efficaci e sicuri, che vantano ormai una storia clinica piuttosto lunga e che vengono impiegati con successo da anni in Europa».
«Al di là del modo un po’ confuso con cui è stata divulgata la notizia – continua Colantuoni – sarebbe più utile parlare di biosimilare non solo come di un medicinale a minor costo ma come di un farmaco frutto di una tecnologia più recente. Perché di questo si tratta: il biosimilare è prodotto facendo tesoro dei progressi registrati nelle biotecnologie, presenta alcune caratteristiche migliorative e ha dimostrato sui pazienti di essere altrettanto efficace del farmaco originatore e in più costa meno. E questo avviene per diverse ragioni, perché i costi di ricerca sono inferiori, perché le stesse tecnologie, nel tempo, migliorano pur costando meno. Si pensi a un esempio chiaro a tutti: un PC degli anni novanta costava l’equivalente dello stipendio di un impiegato, oggi un prodotto analogo costa un decimo e ha prestazioni anche 1000 volte superiori. E nessuno, credo, vorrebbe comprare oggi un personal computer degli anni Novanta…»