«Per l’azienda farmaceutica la ricerca indipendente no-profit rappresenta un un’opportunità da sostenere, perché va a completare la sua sperimentazione», sono le parole di Giuseppe Recchia, MD GlaxoSmithKline, intervenuto alla giornata studio “Sperimentazione clinica no-profit in Italia: criticità, opportunità, prospettive” svoltasi a Milano lo scorso 10 dicembre.
La ricerca indipendente consente infatti di esplorare nuove formulazioni, nuovi dosaggi, nuove combinazioni tra prodotti già in commercio, oppure verificare il profilo di efficacia e tollerabilità di un prodotto nelle reali condizioni di utilizzo. Sono gli studi “real life”, sempre più frequenti, condotti generalmente da coloro che acquistano i farmaci, e quindi i servizi sanitari regionali o nazionali. Ma gli attori della ricerca indipendente sono numerosi, non più singoli ricercatori, ma centri di ricerca strutturati (es Telethon) anche per seguire lo sviluppo di un farmaco o anche le associazioni pazienti. In questo scenario, caratterizzato da un trend in continua crescita, l’azienda farmaceutica ha trovato un nuovo ruolo come sostenitore della ricerca no-profit, garantendo il supporto economico senza interferire con la gestione, organizzazione, gestione e conduzione degli studi di cui si occuperà un ente terzo.
Ai microfoni di NCF, Giuseppe Recchia spiega quali strategie l’azienda sta mettendo in atto per sostenere e rispondere alla crescente domanda della ricerca no-profit in visione anche della prossima entrata in vigore del Regolamento Europeo 536/2014.
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