Nuovi studi clinici hanno dimostrato una stretta correlazione tra intestino e cervello: un’alterazione del microbiota, determinata da infezioni batteriche o utilizzo frequente di antibiotici, potrebbe contribuire allo sviluppo dei sintomi dell’autismo, sindrome definita dagli esperti come una combinazione tra predisposizione genetica o ereditarietà e molteplici cause esterne, molte delle quali sconosciute.
Esistono infinite combinazioni della sindrome del disturbo dello spettro autistico (DSA) i cui sintomi compaiono di solito entro i primi tre anni, ma restano difficili da riconoscere.
Alcuni studi internazionali hanno evidenziato che un’alterazione del microbiota intestinale, cioè il patrimonio genetico dei batteri che servono all’organismo per i processi vitali, strettamente correlata allo sviluppo neurocomportamentale è un fattore determinante nello sviluppo dei sintomi dell’autismo.
«I dati di ricerche nel modello animale, in bambini con disturbi dello spettro autistico e nei loro familiari – sottolinea Susanna Esposito, direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico dell’Università degli Studi di Milano e presidente dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, WAidid – hanno dimostrato che sintomi gastrointestinali e alterazioni nel microbiota siano spesso associati a disturbi neuro-comportamentali nei pazienti affetti da autismo.
l microbiota riveste nell’intestino importanti funzioni fisiologiche quali la maturazione del sistema immunitario, la degradazione di macromolecole alimentari complesse, la detossicazione, la produzione e l’assorbimento di vitamine e minerali, e influenza anche il comportamento. Il sistema immunitario ha sviluppato degli strumenti per convivere con il microbiota, ma anche per tenerlo sotto controllo. Quando questo controllo viene meno, avviene la disbiosi, cioè una de-regolamentazione delle comunità batteriche che non si manifesta sempre con diarrea o stipsi, ma può portare ad altri disturbi infiammatori, in alcuni casi come chiara patologia infiammatoria gastro-intestinale ma anche come allergie, obesità o diabete e, non ultimo, l’autismo».
La possibilità di interventi specifici per modificare la qualità del microbiota apre, quindi, la prospettiva ad una serie di nuovi approcci terapeutici nel trattamento dei sintomi dell’autismo, tra cui l’utilizzo dei probiotici.
«Nuovi studi clinici – precisa Susanna Esposito – hanno dimostrato che i probiotici, vale a dire i batteri buoni come quelli che sono presenti nello yogurt, possono avere un potenziale terapeutico nel disturbo dello spettro autistico. L’idea che intervenendo sulla flora batterica si possa contribuire a migliorare i sintomi dell’autismo e dei disturbi comportamentali rappresenta un progresso davvero straordinario e porta alla necessità di ricerche mirate».
Nessun legame autismo-vaccini
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oggi si stima che in Italia una prevalenza attendibile del disturbo sia di circa quattro su mille bambini e che il disturbo colpisce i maschi 3 o 4 volte più delle femmine.
«Siamo molto felici – dichiara Fabiana Sonnino, presidente di Tutti giù per Terra Onlus – di poter assistere a continui progressi e nuove scoperte sui disturbi dello spettro autistico. In occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo vogliamo ribadire l’importanza di una diagnosi precoce, per poter attivare i migliori interventi abilitativi adeguati ai bisogni di ogni persona con disturbo dello spettro autistico ed efficaci a migliorarne la qualità della vita. È questa anche l’occasione per rassicurare mamme e papà sottolineando ancora una volta come, sebbene le cause dell’autismo siano in gran parte sconosciute, non esista alcuna prova scientifica che dimostri un possibile legame tra il vaccino contro il morbillo, i vaccini in generale e il disturbo autistico».