Le fratture da fragilità ossea colpiscono più di tre milioni di europei all’anno. La supplementazione con vitamina D potrebbe contribuire a ridurre l’incidenza di fratture.
Nonostante l’aumento della popolazione anziana, la più soggetta a fragilità ossea, in alcuni Paesi si è già assistito alla diminuzione dell’incidenza di fratture di femore. Questo è stato reso possibile da politiche di prevenzione e da altri fattori:
- diffusione della terapia ormonale sostitutiva (TOS) nelle donne in menopausa: si è osservata una riduzione di fratture nelle donne correlata alla TOS dal ’79 al ’99.
- uso di farmaci antiriassorbitivi: Jean et al hanno rilevato che l’incremento dell’uso di farmaci antiriassorbitivi tra il ’96 e il 2003 negli over 65 si correlava a un importante declino del tasso di fratture a partire dal ’96. In Australia, tra il 2001 e il 2006, un aumento del 245% nell’uso di bifosfonati aveva determinato un declino di rotture del femore del 36,4%.
- disponibilità delle tecniche diagnostiche (densitometria con Mineralometria Ossea Computerizzata MOC): esiste una relazione tra introduzione delle tecniche diagnostiche e la diminuzione nell’incidenza di fratture di femore. Dal ’92 al 2001 il numero di indagini densitometriche è aumentato di 10 volte.
- supplementazione con vitamina D3: esiti particolarmente favorevoli sono stati ottenuti attraverso programmi di prevenzione con la somministrazione di calciferolo a tutti i soggetti di età superiore ai 65 anni. Questo ha determinato un calo del 10% delle fratture d’anca nel sesso femminile. L’andamento dell’incidenza di fratture evidenzia che la correzione delle carenze di vitamina D può portare a un importante contenimento della crescita dei ricoveri per fratture ed è quindi da considerare una strategia preventiva di elezione.
- effetto coorte di nascita: è stata riscontrata una incidenza maggiore nei nati tra il 1929 e il 1936 che quindi avevano vissuto precocemente gli effetti della guerra rispetto a quelli nati tra il ’45 e il ’52 (Fonte Rosengren).
L’Italia è il secondo paese europeo per indice di vecchiaia. Nel periodo 2000-2009 il numero di fratture a carico del femore è aumentato del 29,8% (Piscitelli), ma nelle donne tra i 65 e i 74 si è avuta una diminuzione del 7,9% delle fratture all’anca.
L’importanza della supplementazione con vitamina D
Il trattamento dell’ipovitaminosi D è fondamentale per la prevenzione delle fratture ossee. L’ipovitaminosi D è favorita da diversi fattori:
- Fattori legati all’età: con l’invecchiamento, la pelle non sintetizza vitamina D in maniera sufficiente. A parità di esposizione, il soggetto anziano ne produce circa il 30% in meno.
- Fattori ambientali: la copertura nuvolosa completa riduce la radiazione UVB del 50%, l’ombra e la presenza di smog sino a 60%.
- Fattori alimentari: diete carenti di vitamina D sono associate ad allergie al latte, intolleranza al lattosio, vegetarianesimo e veganesimo.
Inoltre, le terapie farmacologiche, si sono rivelate più efficace con valori adeguati di vitamina D.
«Il ruolo degli approcci non farmacologici è fondamentale nella prevenzione delle fratture osteoporotiche (cessazione da fumo e alcol, dieta ricca di nutrienti essenziali ed esercizio fisico) sono i primi step cui segue l’eventuale prescrizione di farmaci ai soggetti indicati nella nota 79 AIFA – sottolinea Andrea Giustina, presidente CUEM – Oggi sappiamo anche che la terapia farmacologica può essere compromessa da valori insufficienti di vitamina D circolante».
«Siamo testimoni di quello che possiamo chiamare ‘paradosso mediterraneo’ per il quale anche le popolazioni di paesi assolati e con lunghe stagioni calde presentano un deficit endemico della vitamina stimolata dai raggi UVB, problema ravvisato anche nelle linee guida SIOMMS: il congresso 2014 ha ravvisato una carenza che raggiunge l’80% – continua Andrea Giustina. – Tutti i trial che hanno dimostrato l’efficacia di terapie per la prevenzione delle fratture hanno previsto la somministrazione di supplementi di calcio e vitamina D. L’obiettivo è quello di raggiungere nella popolazione interessata un valore stabile di calcitriolo circolante, pari ad almeno 30 ng/ml di 25 OH D. Inoltre il Cochrane Summaries ha recentemente dedicato un numero alla supplementazione rivelando che l’uso di D3 nei soggetti over 70 determina una riduzione della mortalità non solo a causa della riduzione delle cadute».
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