L’associazione Dossetti ha avviato un percorso di “riflessione in azione” sulla questione dell’antibiotico-resistenza
La resistenza alle infezioni è un’emergenza globale di sanità pubblica che se non fermata potrebbe portare alla morte di un individuo ogni tre secondi entro il 2050. Questo il dato pubblicato su Review on Antimicrobial Resistance a maggio 2016. Nel suo mix di aree coinvolte (sicurezza alimentare, gestione delle problematiche veterinarie e ambientali, governo ospedaliero, ricerca scientifico-farmacologica, cultura del farmaco), l’antibiotico-resistenza è nell’agenda politica delle politiche sanitarie mondiali.
L’OMS ha invitato gli stati membri ad elaborare entro la metà del 2017 piani d’azione nazionali di lotta alla resistenza agli antimicrobici. “È ora di passare dalle parole ai fatti – ha commentato Claudio Giustozzi, segretario generale Associazione Dossetti, in occasione della giornata dedicata al tema “Una nuova resistenza contro la sfida globale dei superbatteri” – altrimenti il nostro Paese, che attualmente registra tra i più alti tassi di infezioni causate da resistenza ai farmaci di tutta l’Europa – rischierà di essere sanzionato”.
Come reagire
Servono le azioni, possibili solo con fondi adeguati che le Istituzioni devono mettere a disposizione per poter sviluppare nuove metodologie di lotta alle infezioni e per supportare la ricerca in questo campo. Per contrastare efficacemente il problema della resistenza agli antibiotici sono necessari interventi coordinati che promuovano l’uso appropriato degli antibiotici vecchi e nuovi secondo i principi della stewardship antibiotica, il controllo della diffusione dei patogeni multiresistenti, la ricerca e sviluppo di nuovi antibiotici ed il recupero di vecchi antibiotici mediante la combinazione con resistance breakers.
Pochi investimenti in questo campo
“Una ricerca – come spiega il CEO di Angelini Gianluigi Frozzi – che è difficile anche per le aziende”. Oltre all’effettiva difficoltà nell’individuare e sviluppare nuove molecole attive, c’è un oggettivo sottofinanziamento da parte dei venture capitalist che investono meno del 5% in ricerca sugli antimicrobici, in parte dovuto a un riconoscimento non sempre pieno del valore di queste molecole.
“Un’emergenza sanitaria di così grande portata come abbiamo registrato nell’incontro odierno, richiede l’istituzione di una coalizione multi-stakeholder tra gli attori di sistema: governo, istituzioni pubbliche, operatori sanitari e industria farmaceutica. È comunque necessario uno sforzo comune che, partendo dal riconoscimento della complessità e dell’urgenza della sfida, possa generare condizioni più fertili e stimolanti per quelle Industrie che hanno deciso di combattere questa impegnativa battaglia, anche attraverso una chiara condivisione di nuovi criteri di attribuzione del valore e attraverso un coinvolgimento ed un impegno sempre più solido e duraturo da parte degli stakeholder istituzionali, del governo e della politica.”