Merck ha presentato i dati su sicurezza ed efficacia di Cladribina per la sclerosi multipla al 47° Congresso della Società Italiana di Neurologia a Venezia.
I dati sono stati presentati nel Simposio satellite “Il futuro della sclerosi multipla: evidenze e prospettive”, moderato da:
- Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia Sperimentale IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e principale ricercatore degli studi di fase III CLARITY, estensione dello studio CLARITY e studio ORACLE-MS
- Maria Trojano, direttore del Dipartimento di Neurologia, Università degli Studi di Bari.
Cladribina compresse
Cladribina compresse è un pro-farmaco costituito da una piccola molecola di sintesi che agisce in modo selettivo sui linfociti, ritenuti parte integrante del processo patologico della sclerosi multipla.
Attualmente Cladribina compresse è in fase di sperimentazione clinica per il trattamento della SM recidivante-remittente. Non è approvata in alcuna condizione negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. Qui è in attesa di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’EMA.
Se approvata, avrà uno schema posologico che prevede due brevi cicli di trattamento in 2 anni.
Cladribina compresse, presenta un profilo di sicurezza caratterizzato su più di 10.000 pazienti-anno.
I risultati degli studi clinici su cladribina per la sclerosi multipla presentati al Simposio
I risultati, ottenuti dallo studio di fase III CLARITY, dall’estensione dello studio CLARITY e dallo studio open-label di mantenimento della fase III dell’ORACLE-MS, hanno dimostrato una efficacia a lungo termine di cladribina compresse nei pazienti con sclerosi multipla (SM).
Lo studio CLARITY e l’estensione dello studio CLARITY hanno confermato che 20 giorni di dosaggio orale nel corso di 2 anni sono stati efficaci nella riduzione della frequenza delle ricadute e nel rallentare la progressione della disabilità fino a 4 anni.
«I risultati che abbiamo illustrato evidenziano come i benefici clinici di cladribina compresse possano essere mantenuti nella maggior parte dei pazienti per altri 2 anni senza la necessità di ulteriori somministrazioni» – ha dichiarato Giancarlo Comi.
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