Elbasvir/grazoprevir per l’epatite C si conferma terapia idonea a essere somministrata a un’ampia popolazione di pazienti, inclusi i più difficili, in un corpus di studi clinici presentati al congresso AASLD a Boston.
La combinazione di antivirali diretti è di prossimo arrivo anche in Italia.
Tra gli studi presentati, un’analisi retrospettiva integrata condotta su 11 studi di fase II e III che fanno parte del percorso di sviluppo clinico del farmaco: nei 1.070 pazienti (cirrotici e non, coinfetti e non, naive e già trattati con interferone, ribavirina o un inibitore della proteasi NS3/4A) che hanno assunto il farmaco per 12 settimane, il tasso di risposta virologica sostenuta (SVR) media è del 97%, che ha raggiunto il 99% nei pazienti con cirrosi compensata.
Inoltre, uno studio di farmaco-economia condotto dall’Università di Palermo con l’Università Tor Vergata di Roma dimostra che ampliare i criteri di eleggibilità al trattamento con i farmaci innovativi, a fronte di un maggiore impegno iniziale in termini di risorse, contribuirebbe nel medio-lungo termine ad ammortizzare i costi per il SSN dovuti alla natura cronica dell’epatite C.
Gli studi su elbasvir/grazoprevir per l’epatite C presentati al congresso AASLD
MSD ha annunciato, in occasione del meeting annuale dell’American Association for the Study of Liver Disease, AASLD, nuovi dati clinici sul profilo di efficacia, tollerabilità e sicurezza di Zepatier® (elbasvir/grazoprevir), l’antivirale ad azione diretta già approvato in USA, Canada e in Europa per il trattamento dell’HCV nei pazienti adulti con patologia di genotipo 1 o 4.
Lo studio C-CORAL su elbasvir/grazoprevir per l’epatite C in pazienti naïve al trattamento
Lo studio C-CORAL, randomizzato multinazionale di fase III ha valutato efficacia e sicurezza di grazoprevir 100 mg, inibitore di proteasi di ultima generazione ad elevata barriera genetica, e elbasvir 50 mg, inibitore di NS5A in pazienti naïve al trattamento con infezione HCV cronica GT1, GT4 e GT6.
«I pazienti arruolati e trattati avevano una infezione cronica da HCV genotipo 1, 4 e 6, non erano mai stati trattati in precedenza e hanno ricevuto la terapia di combinazione elbasvir/grazoprevir per 12 settimane. Complessivamente sono stati arruolati 336 soggetti, dei quali 250 sono stati trattati immediatamente e 86 hanno rappresentato la coorte di controllo iniziale, che però ha ugualmente ricevuto il trattamento in un momento successivo dello studio. La popolazione arruolata era rappresentata per il 59% da soggetti asiatici e includeva il 19% di pazienti con malattia avanzata, vale a dire con cirrosi» – spiega Gloria Taliani, professore ordinario di Malattie Infettive, Sapienza Università di Roma.
Al congresso sono stati presentati i risultati finali di questo studio.
«La risposta virologica sostenuta, che corrisponde alla guarigione dalla malattia, è stata del 92,8% con un profilo di tollerabilità davvero importante» – conclude Gloria Taliani.
Lo studio CO-STAR su elbasvir/grazoprevir per l’epatite C
Lo studio follow-up di 3 anni CO-STAR ha considerato le reinfezione da HCV e comportamenti a rischio di tipo iniettivo a seguito del trattamento con elbasvir/grazoprevir in pazienti in terapia con agonisti oppioidi.
«Nella popolazione di tossicodipendenti attivi o trattati con terapie sostitutive dello studio CO-STAR, pazienti come sappiamo molto difficili da trattare per vari motivi, l’efficacia è risultata del 96% e l’aderenza superiore al 95% nei genotipi più diffusi, 1a, 1b e 4» – spiega Giuliano Rizzardini, direttore Dipartimento di Malattie Infettive, ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano.
Elbasvir/grazoprevir per l’epatite C in pazienti con insufficienza renale
«Nei pazienti con insufficienza renale avanzata, con infezione da genotipo 2 o 3, la terapia attualmente disponibile non è ottimale in quanto si tratta di farmaci che non sono raccomandati nei soggetti con un filtrato glomerulare inferiore a 30 ml/min/1.73 m2. Sebbene esistano dati di letteratura sull’impiego di tali prodotti anche nel paziente con insufficienza renale di classe 4 o 5, secondo la classificazione KDIGO, sappiamo che questo regime terapeutico comporta il rischio di peggiorare la funzione renale e ciò, in alcuni pazienti, può rappresentare il superamento del crinale che porta alla dialisi. È comprensibile, dunque, che ci sia molta attenzione e prudenza nel prendere la decisione di trattare, correndo un rischio che va attentamente valutato verso il beneficio apportato dall’eradicazione dell’infezione nel singolo caso» – spiega Gloria Taliani.
Elbasvir/grazoprevir non peggiora la funzione renale nei pazienti con infezione HCV e malattia renale pre-esistente.
«In pazienti con insufficienza renale la combinazione di elbasvir/grazoprevir ha dimostrato un’efficacia abbondantemente sopra il 90% senza danneggiare ulteriormente il rene» – continua Giuliano Rizzardini.
Uso concomitante di elbasvir/grazoprevir e inibitori della pompa protonica
«Altrettanto interessanti le evidenze nei pazienti trattati con gli inibitori di pompa protonica che non mostrano interazioni con questi farmaci» – aggiunge Giuliano Rizzardini.
L’uso concomitante di inibitori della pompa protonica, infatti, ha dimostrato di non ridurre l’efficacia di elbasvir/grazoprevir.
Altri dati presentati al congresso
- Alta efficacia del trattamento con elbasvir/grazoprevir per 12 settimane in pazienti con epatite C cronica genotipo (GT) 1b
- Risultati finali di Fase III dello studio di Fase II/III su elbasvir/grazoprevir in pazienti giapponesi con infezione HCV GT1
- Elbasvir/grazoprevir + sofosbuvir in pazienti con cirrosi con infezione HCV GT3, naïve al trattamento e già trattati, per 8, 12 o 16 settimane (studio C-ISLE)
- Sicurezza e efficacia del regime in combinazione a dose fissa MK-3682/grazoprevir/MK-8408, con o senza ribavirina, in pazienti senza cirrosi o con cirrosi, con infezione HCV cronica GT1, GT2 o GT3 (Parte B di C-CREST 1 & 2)
- Elevati tassi di risposta virologica sostenuta (SVR – Sustained Virologic Response) in pazienti con infezione HCV cronica GT1, GT2 o GT3 a seguito di 16 settimane di trattamento con MK-3682/grazoprevir/MK-8408 con ribavirina dopo fallimento di 8 settimane di terapia (Parte C di C-CREST 1 & 2)
- Sicurezza e efficacia del regime in combinazione a dose fissa MK-3682/grazoprevir/MK-8408 in pazienti senza cirrosi o con cirrosi, con infezione HCV cronica GT1, che hanno precedentemente fallito una terapia a base di antivirali ad azione diretta (C-SURGE)
«Elbasvir/grazoprevir è una doppietta di farmaci con ottime prospettive; al momento ha già migliorato i dati eccezionali di altri studi con evidenze ancora migliori. I vantaggi di questa terapia in arrivo sono duplici: aumenterà la competizione e offrirà alternative terapeutiche per alcuni pazienti “difficili”. La sfida futura sarà invece quella di trovare regimi terapeutici efficaci per una piccola percentuale di pazienti, il 3%-4%, nei quali la terapia con i nuovi DAAs non ha funzionato, ma bisogna dire che tutte le più importanti sacche “difficili” sono state individuate e per loro c’è una efficace opzione terapeutica» – conclude Giuliano Rizzardini.
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