Scoperto un importante legame, finora ipotizzato, tra la sclerosi multipla e osteoporosi. Negli ultimi studi, infatti, si è confermata una maggior incidenza di fratture, specie agli arti inferiori, rispetto a soggetti di pari età. Questo fatto non è legato soltanto al maggior rischio di caduta, secondario alle problematiche neurologiche, ma anche a una netta riduzione della massa ossea e, quindi, a una maggiore fragilità, una osteoporosi vera e propria.
«Ciò pare dipendere dalla riduzione sostanziale dell’attività fisica – dichiara Carlo Cisari, incoming president di SIRN e direttore S.C. Medicina Fisica e Riabilitativa dell’AOU “Maggiore della Carità” di Novara – dalla ridotta concentrazione nel sangue di vitamina D e, molto probabilmente, anche da fattori neuro-infiammatori che inducono un aumento della degradazione dell’osso. Ne consegue la necessità di prendere in considerazione il rischio osteoporosi in tutti i pazienti con sclerosi multipla, anche se giovani e in discrete condizioni neurologiche e di impostare idoneo trattamento se del caso».
Se ne è parlato a Pisa in occasione del 17° Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica – SIRN, (Palazzo dei Congressi, 7 – 8 aprile 2017), presieduto da Caterina Pistarini direttore Istituti Clinici Scientifici Maugeri Genova Nervi. Al centro dell’attenzione dei 500 specialisti intervenuti al Congresso, ictus, robotica, disabilità.
«Si va dalle neuroscienze alle abilità cliniche – dichiara Caterina Pistarini. – Sono tematiche strettamente legate anche all’esperienza dell’Università di Pisa, che ha sempre dato un grande impulso alle attività di neuroriabilitazione della Società».
Diffusione della sclerosi multipla
In tutto il mondo soffrono di sclerosi multipla 2,5 milioni di persone, delle quali circa 600 mila in Europa. In Italia si contano 180 casi ogni 100 mila abitanti, per un totale di 108mila casi.
La malattia esordisce prevalentemente nei giovani adulti (20-40 anni) nei quali rappresenta, dopo i traumi cranio-spinali da incidenti stradali, la malattia neurologica invalidante più frequente.
«Negli ultimi anni è possibile anticipare notevolmente la diagnosi e aumentare così l’aspettativa di vita dei pazienti – aggiunge Maria Grazia Grasso, direttore Neuroriabilitazione 5 presso la Fondazione Santa Lucia di Roma – ma diversi studi hanno anche evidenziato un aumento della prevalenza della malattia negli ultimi 20 anni. Difficile dire cosa avverrà in futuro perché al momento non è possibile intervenire sulla causa della malattia stessa, non ancora chiaramente identificata».
I rischi di contrarre la malattia possono essere legati a particolari aspetti ambientali e genetici. Per esempio il Nord Europa ha una prevalenza di malattia più alta rispetto al Sud Europa. Le persone di colore hanno una minor frequenza di malattia rispetto ai Caucasici.
«L’equilibrio è una funzione molto spesso colpita dalla malattia, che può comportare difficoltà nella deambulazione e nella stazione eretta. Tende ad essere un sintomo che progredisce con il progredire della malattia e viene considerato tra i più disabilitanti, perché purtroppo i trattamenti farmacologici e riabilitativi a nostra disposizione non hanno evidenza di efficacia» – conclude Maria Grazia Grasso.
Vitamina D e sclerosi multipla
«Per quanto riguarda la vitamina D si è constatato una sua carenza nei pazienti con Sclerosi Multipla, per cui è sempre necessario dosarla e correggere farmacologicamente la sua carenza – spiega Carlo Cisari. – La vitamina D, agli studi attuali, non deve essere somministrata come vera e propria cura della SM».
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