Le osteoporosi secondarie sono dovute alla presenza di un’altra malattia o all’assunzione di determinati farmaci nel medio-lungo periodo. Si differenziano dalle osteoporosi primitive, cioè dalle forme post-menopausali e senili.
Nell’osteoporosi secondaria entrano in gioco svariati meccanismi, come:
- infiammazione cronica,
- alterazioni della qualità ossea,
- compromissione dello stato generale di salute,
- riduzione della mobilità,
- riduzione della massa e forza muscolare (sarcopenia),
- aumento del rischio di caduta.
Diversi di questi meccanismi si innescano normalmente nella menopausa che si accompagna all’osteoporosi nella maggior parte dei casi.
Malattie e ospeoporosi
Le comorbidità (la presenza e l’influenza reciproca di più patologie nella stessa paziente) spesso causano l’insorgenza di osteoporosi precoce o l’aggravamento di un’osteoporosi esistente.
Le patologie che possono far insorgere o aggravare l’osteoporosi fino a farla evolvere nella sua forma severa, la fragilità ossea, sono molteplici. Comprendono:
- diabete,
- mieloma multiplo,
- patologie reumatiche, come artrite reumatoide e altre connettiviti,
- ipercalciuria idiopatica che determinano una continua perdita di calcio con l’urina,
- malattie ostruttive respiratorie croniche (BPCO), insufficienza renale cronica, epatopatie croniche che determinano scarsa disponibilità dei metaboliti attivi della vitamina D,
- alterazioni del sistema endocrino che interferiscono con il metabolismo osseo,
- patologie neurologiche (Parkinson),
- anoressia nervosa, che non permette un assorbimento ottimale del calcio alimentare,
- malattie infiammatorie croniche intestinali che determinano malassorbimento intestinale,
- sclerosi multipla,
- condizioni associate a grave disabilità motoria.
In presenza di queste condizioni, è fondamentale porre particolare attenzione alla salute delle ossa per evitare il rischio di fratture.
Farmaci e osteoporosi (osteoporosi iatrogena)
Diversi farmaci utilizzati nel trattamento di queste e di altre patologie hanno influenza negativa sul metabolismo osseo.
I glucocorticoidi (cortisonici) risultano, a lungo andare, fortemente osteopenizzanti, soprattutto a livello trabecolare.
I tiazolinedioni per il diabete di tipo 2 inducono aumento della massa grassa e diminuzione di quella ossea.
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina SSRI, se somministrati a pazienti anziani, raddoppiano il rischio di fratture.
La terapia con inibitori dell’aromatasi per il tumore al seno può rappresentare un rischio per la salute delle ossa. Questi farmaci sopprimono la sintesi extra-gonadica di estrogeni che proteggerebbero lo scheletro.
Farmaci antivirali, come gli inibitori delle proteasi, determinano una riduzione della densità minerale ossea.
Gli anticonvulsivanti (soprattutto fenitoina e barbiturici) accelerano la formazione di cataboliti inattivi della vitamina D e riducono i livelli circolanti della 25 idrossivitamina D3 (precursore della forma attiva della vitamina D), quindi determinano un minore assorbimento intestinale del calcio.
Il medrossiprogesterone acetato ha dimostrato effetti benefici sul tessuto osseo delle donne in postmenopausa. Al contrario, se somministrato in premenopausa, causa una perdita di osso trabecolare.
La tiroxina a dosi soppressive l’ormone tireostimolante (TSH) incrementa il riassorbimento osseo.
Gli antiacidi come l’idrossido di alluminio e gli inibitori della pompa protonica possono provocare ridotto assorbimento di calcio e ipercalciuria che si risolve in pochi giorni dopo la sospensione dei farmaci.
Gli analoghi dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH), sopprimendo la produzione di gonadotropine, causano perdita di massa ossea reversibile con l’interruzione della terapia.
La somministrazione prolungata di eparina standard (non frazionata) ad alte dosi determina riduzione reversibile della densità minerale ossea.
Il metotressato usato ad alte dosi stimola indirettamente la genesi degli osteoclasti e inibisce quella degli osteoblasti. Queste azioni si arrestano con la sospensione della terapia. Analoga azione è stata osservata con l’impiego di un altro immunosoppressore: la ciclosporina A.
Defra Test
Sul sito www.stopallefratture.it, tutte le donne dai 50 anni in poi, anche con presenza di comorbidità, possono accedere al Defra Test online, tool di autodiagnosi per valutare il rischio personale (basso, medio, elevato, molto elevato) di fratturarsi nei successivi 10 anni. Per sensibilizzare sui rischi fratturativi, è disponibile anche una pagina facebook che contiene informazioni, consigli, approfondimenti e video realizzati da alcuni dei maggiori esperti nazionali sia di ortopedia sia di malattie metaboliche dell’osso.
La Campagna Stop Alle Fratture
La seconda Giornata Nazionale della Salute della Donna (22 aprile 2017) segna il rilancio della Campagna Stop alle Fratture.
In questa occasione è stato lanciato un appello per sensibilizzare l’intera popolazione femminile a non sottovalutare il rischio di fragilità ossea associato alle principali comordibità.
Secondo gli esperti di “Stop alle Fratture”, infatti, prevenire l’osteoporosi severa si può e si deve, valutando precocemente anche i primi sintomi e campanelli d’allarme.
Ancora troppo spesso infatti, in Italia si tende a sottovalutare l’osteoporosi o ad accorgersene solo quando ormai si è all’ospedale col femore rotto.
Stop Alle Fratture è un’iniziativa educazionale, realizzata con il supporto non condizionante di Eli Lilly Italia, rivolta alle donne sopra i 50 anni di età per informarle sulle possibili conseguenze dovute alla fragilità scheletrica. L’iniziativa vede il coinvolgimento di società scientifiche come:
- SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro),
- SIOT(Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia),
- SIR(Società Italiana di Reumatologia),
- ORTOMED(Società Italiana di Ortopedia e Medicina),
- GISOOS(Gruppo Italiano di Studio in Ortopedia dell’Osteoporosi Severa),
- GISMO(Gruppo Italiano di Studio Malattie Metabolismo Osseo).
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