La Romania è uno dei pochi stati a non ospitare ancora nessuna istituzione europea, sottolinea il dossier di candidatura di Bucarest fin dalle premesse, che evidenziano anche la centralità del paese nell’area balcanica e del Mar Nero e la sua importanza per la stabilità della regione. La ricollocazione sarebbe gestita da un nuovo Department of Support Relocation Services (DSRS), appositamente creato dal Ministero della Sanità rumeno in caso di aggiudicazione della nuova sede di Ema.

Il progetto prescelto è quello della Gross Building Area (27 mila mq netti circa), che dovrebbe essere pronta a fine 2017, affiancata da una nuovo Campus residenziale con 435 appartamenti pronti per ospitare le famiglie dello staff di Ema.

Il rendering della Gross Building Area di Bucarest (credits: Relocation of the European Medicines Agency – emabucharest.ro)

A vantaggio della Romania potrebbe andare il costo della vita particolarmente basso del paese balcanico. La zona in cui è situata la nuova costruzione dispone anche di 600 camere d’hotel, più altre 150 programmate; in città ci sono in totale circa 10 mila camere. L’aeroporto internazionale serve 84 città europee in 29 paesi. Il dossier prevede anche la possibilità che l’ente che gestisce i trasporti pubblici di Bucarest possa creare una linea unicamente dedicata al personale Ema, che serva l’aeroporto e le altre destinazioni richieste dall’Agenzia. Tre scuole pubbliche hanno insegnamenti in madre lingua bulgara, tedesca e ungherese, mentre altre scuole secondarie sono bilingui (anche in italiano). A Bucarest ci sono inoltre una decina di scuole internazionali. Le 27 università della città, (12 pubbliche, le altre private) offrono master di secondo livello in inglese. Guarda qui il video ufficiale di candidatura.

(credits: Relocation of the European Medicines Agency – emabucharest.ro)

Il supporto locale ad Ema

Il supporto alle attività dell’Agenzia europea dei medicinali nelle delicate fasi del trasferimento verrebbe assicurato dalle quasi 2 mila persone che il governo è pronto a mettere in gioco in caso di una rinuncia dello staff oggi in essere a Londra (il dossier rumeno stima il 25% di possibili rinunce). Trecento addetti proverrebbero dalla National Agency for Medicines and Medical Devices (NAMMD), i restanti sarebbero soprattutto – spiega il dossier – professori delle facoltà di medicina e farmacia della Romania. Una partnership con la “Carol Davila” University di Bucarest è già stato firmato in tal senso. Il documento ricorda anche alcuni importanti ricercatori romeni che hanno fatto la storia della medicina, come George Emil Palade (premio Nobel 1974) e Cornelius Giurgea. Sono circa 18 mila i ricercatori attivi nel campo delle scienze della vita. Appena fuori città è collocata l’Extreme Light Infrastructure – Nuclear Physics (ELI-NP), un’avanzatissima infrastruttura di ricerca in fisica fotonucleare. Un’altra importante realtà di ricerca nelle life sciences della città è il “Victor Babes” National Institute of Pathology, a cui si aggiungono nel resto del paese il Centre for Gene and Cellular Therapies in the Treatment of Cancer (OncoGen), di Timisoara, l’Institute of Cellular Biology and Pathology “Nicolae Simionescu” e l’Institute for Macromolecular Chemistry “Petru Poni” di Iasi.

L’economia rumena, segnala il dossier, ha un punteggio migliore (65,60) rispetto a quello di paesi come l’Italia (61,20), la Francia (62,30) e Il Portogallo (65,10). Il paese è il settimo in Europa per popolazione e il primo per crescita economica (5,7%, rispetto alla media europea del 2,4%), riporta il dossier. Le tasse sui redditi sono del 16%. A Bucarest ci sono 50 ospedali; il servizio sanitario statale è affiancato dalla possibilità di stipulare assicurazioni private.

Serie EMA a….?

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