Il glaucoma è una malattia che colpisce il nervo ottico. Gli studi più recenti portano a considerare il glaucoma una neurodegenerazione primaria delle cellule ganglionari retiniche.
Nel glaucoma si verifica la morte precoce delle cellule ganglionari attraverso diversi meccanismi tra i quali: lo stress ossidativo, la neuro infiammazione e la disfunzione mitocondriale. «Le cellule ganglionari retiniche e le fibre del nervo ottico sono particolarmente ricche di mitocondri necessari a produrre energia per la conduzione nervosa. La riduzione nella produzione di energia e l’aumento della produzione di radicali liberi a livello mitocondriale è da considerarsi un meccanismo chiave nell’eziopatogenesi del glaucoma» – spiega Carlo Nucci, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica presso il Policlinico Universitario di Roma Tor Vergata.
Ipertensione oculare e glaucoma
Nella maggior parte dei casi, la malattia è associata a un aumento della pressione interna dell’occhio che causa, nel tempo, danni permanenti alla vista accompagnati da:
- riduzione del campo visivo (si restringe lo spazio che l’occhio riesce a percepire senza muovere la testa);
- alterazioni della papilla ottica (è detta anche testa del nervo ottico ed è visibile all’esame del fondo oculare).
In condizioni normali, all’interno dell’occhio è presente un liquido, l’umor acqueo, che viene continuamente prodotto e riassorbito. In un occhio sano la produzione e il deflusso di umor acqueo sono in equilibrio perfetto; a questo rapporto è legata la pressione oculare.
Quando l’umore acqueo è prodotto in eccesso, oppure quando c’è un ostacolo al suo deflusso (è la condizione più frequente) si ha un aumento della pressione oculare, che a lungo andare può danneggiare il nervo ottico.
La pressione oculare è in genere compresa tra i 10 e 20 millimetri di mercurio (mmHg) e viene misurata dall’oculista con degli strumenti chiamati tonometri.
Tipi di glaucoma
Sono riconosciute numerose forme di glaucoma, ma le più frequenti sono tre:
- cronico semplice (ad angolo aperto);
- acuto (ad angolo chiuso);
- congenito.
Glaucoma cronico
Il glaucoma cronico è la forma più comune. È dovuto all’ingravescente malfunzionamento delle vie di deflusso (il sistema trabecolare) dell’umor acqueo, che causa un aumento della pressione oculare (quasi mai elevato). Questo fenomeno si può paragonare a quanto accade in un lavandino parzialmente ostruito che dà ristagno di acqua. Il glaucoma cronico è una malattia tipica dell’adulto (dopo i 40-50 anni), ha un’evoluzione molto lenta e non dà disturbi o sintomi particolari. In assenza di un controllo oculistico ci si rende conto troppo tardi di essere malati, ossia solo in fase terminale, quando il danno al nervo ottico è già avanzatissimo e irreparabile ed il campo visivo è gravemente compromesso.
Glaucoma acuto
Il glaucoma acuto si manifesta in maniera improvvisa e imprevedibile e quasi sempre è legato a una condizione anatomica predisponente (ad es., gli occhi ipermetropi). È dovuto a un’ostruzione totale delle vie di deflusso, come accade in un lavandino che si ottura completamente senza far più passare acqua. Insorge con un dolore violento, che non dà tregua, associato spesso a nausea e vomito. L’occhio è molto infiammato, la vista fortemente ridotta.
Glaucoma congenito
Il glaucoma congenito si può manifestare già alla nascita o nei primi anni di vita. È dovuto ad alterazioni o a malformazioni delle vie di deflusso dell’umor acqueo. La “plasticità” del bulbo oculare fa sì che l’occhio acquisti dimensioni molto grandi (buftalmo=occhio di bue). Pur essendo in assoluto una forma rara, è una delle cause più frequenti di ipovisione e cecità infantile.
Fattori di rischio del glaucoma
Una visita oculistica è sufficiente a diagnosticare un glaucoma anche in fase iniziale o ancora non grave. È necessario, pertanto, sottoporsi con regolarità a controlli oculistici, specialmente in presenza di fattori di rischio quali:
- pressione intraoculare elevata,
- età: la frequenza del glaucoma, pur non essendo una malattia esclusiva dell’anziano, aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età. È buona norma, per chi ha più di 40 anni, sottoporsi a un controllo oculistico che comprenda anche la misurazione della pressione oculare. Un momento ideale è rappresentato dall’insorgenza della presbiopia (visione sfocata da vicino). Più che consultare un ottico, sarebbe importante approfittarne per una visita oftalmologica completa,
- precedenti familiari: tutti coloro con un familiare affetto da glaucoma devono sottoporsi a frequenti controlli, in quanto questa malattia oculare presenta forti caratteri di ereditarietà,
- miopia elevata,
- terapie protratte con farmaci cortisonici.
Trattamento del glaucoma
Una volta che il glaucoma è stato diagnosticato ci si deve curare tutta la vita, sottoponendosi a periodici controlli oculistici. Esistono varie terapie:
- terapia medica mirata al controllo della pressione oculare: si tratta di colliri da utilizzare in maniera regolare, senza interruzioni;
- trattamento laser;
- terapia chirurgica.
Nuovi approcci terapeutici in fase di studio prevedono l’uso di sostanze che agiscono sulle cellule ganglionari della retina (i cui assoni formano il nervo ottico), come il coenzima Q10 o ubichinone. Questi trattamenti possono essere affiancati alla terapia ipotonizzante, ma possono essere indirizzati anche ai pazienti con glaucoma che non presentano alterazioni pressorie.
Tutti i trattamenti presentano sia vantaggi che inconvenienti. Compito dell’oftalmologo è spiegare chiaramente al paziente cosa è il glaucoma, qual è la terapia più indicata al suo caso, l’importanza di essere regolari e precisi nel seguire la terapia e i controlli oculistici.
Prevenzione del glaucoma
Il glaucoma è una malattia che rientra tra quelle che traggono massimo vantaggio dalla prevenzione secondaria e quindi da una diagnosi precoce. Questo significa che è necessario individuare la malattia quando ancora non dà sintomi particolari. Ogni glaucomatoso che diventa cieco è un insuccesso: la cecità, così come l’ipovisione, possono essere evitate attraverso la prevenzione.
Se la malattia non è diagnosticata e curata in modo tempestivo il campo visivo si restringe progressivamente sino ad arrivare alla caratteristica visione a canocchiale (o “tubulare”), ma anche alla cecità assoluta. Gradualmente e, inconsciamente fino a un certo stadio della malattia, si perde la percezione di ciò che avviene alla periferia del campo visivo (non si riesce più a vedere con la cosiddetta “coda dell’occhio”).
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