Uno studio della Società italiana di nefrologia (SIN) registra la prevalenza della malattia renale cronica (MRC) al 7% in progressivo e costante aumento. La MRC interessa 2,2 milioni di italiani.
Secondo un’indagine pubblicata sulla rivista scientifica Jama (Assessment of Global Kidney Health Care Status – JAMA. 2017;317(18):1864-1881. doi:10.1001/jama.2017.4046), il 10% della popolazione mondiale è affetta da MRC, e nove malati su dieci non sanno di essere malati.
«La MRC – dichiara Loreto Gesualdo, presidente SIN– è una condizione di alterata funzione renale che persiste da oltre 3 mesi ed è classificata in cinque stadi di crescente gravità, dove il 5° stadio corrisponde alla dialisi o al trapianto di rene».
La malattia renale cronica sarebbe una patologia semplice da prevenire e facile da diagnosticare, ma secondo gli ultimi dati di prevalenza sta diventando un problema di salute pubblica di dimensioni preoccupanti. Secondo uno studio recente della Società Italiana di Nefrologia (SIN), infatti, la prevalenza di MRC è pari al 7% nella popolazione italiana ed è in progressivo e costante aumento, soprattutto perché raggiunge valori ancora più elevati, fino al 50%, in presenza di diabete, ipertensione arteriosa, obesità e dislipidemia.
«Tra le funzioni dei reni, vale la pena ricordarne alcune per chiarire come questi organi siano di fondamentale importanza per la nostra salute. – ricorda Loreto Gesualdo. – I reni sono: controllori dell’equilibrio idrosalino, cioè regolano la quantità di acqua e sali contenuta nel nostro organismo, sono i produttori dell’eritropoietina, un ormone che determina la produzione dei globuli rossi, e della renina, un enzima che interviene nel controllo della pressione e, infine, interviene nel processo di attivazione della Vitamina D che regola il metabolismo osseo».
L’impatto della malattia renale
«La Malattia Renale – dichiara Stefano Bianchi, Segretario della Società Italiana di Nefrologia – rappresenta un problema rilevante, in primis per l’impatto che questa patologia può avere sulla qualità della vita familiare e lavorativa delle persone, in secondo luogo per la complessità organizzativa della terapia nella sua fase terminale e infine per i costi sociali conseguenti al suo trattamento. Si stima infatti che le risorse destinate dal SSN per la cura solo della fase terminale della malattia, dialisi e trapianto renale, si avvicini al 2% della spesa sanitaria totale (2-2,5 miliardi di euro)».
Lotta alla malattia renale: prevenzione, diagnosi precoce e cultura del dono
Prevenire la MRC significa lavorare per aumentare la consapevolezza che gli stili di vita adeguati possano rappresentare la migliore strategia per prevenire le condizioni maggiormente responsabili del danno renale.
Oltre alla prevenzione, è fondamentale anche un approccio alla patologia che privilegi la diagnosi precoce. Dal momento che la maggior parte delle malattie renali sono asintomatiche per la maggior parte della loro storia clinica e talvolta fino agli stadi di malattia più avanzati, la diagnosi di MRC non può attendere la comparsa di sintomi ma deve essere ricercata da parte dei medici.
Aspettare che un paziente con malattia renale si presenti al medico significa quasi sempre avere una diagnosi tardiva. Si perdono così molte possibilità di un’adeguata ed efficace terapia. Trovare una malattia renale quando questa è ancora in una fase precoce significa invece avere moltissime possibilità di intervenire per arrestarne o almeno rallentarne la progressione verso gli stadi più evoluti.
«L’approccio più corretto – dichiara Giuliano Brunori, presidente eletto SIN – è quindi quello non di “attendere” in ospedale ma di andare a “cercare” nella popolazione generale e soprattutto nei soggetti a rischio»
Diagnosi della malattia renale cronica
«Per evidenziare la presenza di una MRC e definire il suo stadio è sufficiente eseguire due semplici test: un esame urine per verificare la presenza di albumina e un semplice esame ematico, la creatininemia, con successiva stima, attraverso una formula matematica, del valore della filtrazione glomerulare, principale parametro indicativo del funzionamento dei reni. Questi due esami, poco costosi, di semplice esecuzione ed eseguibili in qualsiasi contesto clinico, permettono una rapida stadiazione della MRC e quindi un tempestivo intervento terapeutico che comprenda un approccio farmacologico e nutrizionale, oltre alla modifica di stili di vita. La prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie renali rappresentano due degli obiettivi prioritari della Società italiana di nefrologia perché un giorno possa realizzarsi il sogno di tutti i nefrologi: un mondo senza dialisi» – conclude Giuliano Brunori.
Il trapianto renale e il progetto “Una scelta in comune”
Il trapianto renale è un intervento che rappresenta il trattamento preferenziale per i pazienti affetti da MRC negli ultimi stadi di malattia, perché in grado di restituire una normale funzionalità renale e permettere alla maggior parte dei pazienti il ritorno a una vita normale. Secondo i report relativi al 2016 e al 2017, in Italia, il numero dei trapianti di rene è cresciuto più del 10%. Nel 2016 sono stati effettuati 2072 trapianti, nel 2017 si è passati a 2244.
«Questi dati – commenta Loreto Gesualdo – sono indicativi del duplice sforzo fatto dalla Società Italiana di Nefrologia in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti sia per potenziare il trapianto da vivente e il trapianto preemptive da cadavere sia per sensibilizzare le persone a credere in maniera consapevole al valore del dono come atto d’amore in grado di produrre una reazione a catena di vite salvate. A questo proposito desidero lanciare un appello affinché si parli sempre di più del progetto “Una scelta in comune” che offre la possibilità a tutti i cittadini di esprimere un consenso volontario al dono degli organi, semplicemente recandosi in comune presso gli uffici delle anagrafi, per fare o per rinnovare la carta d’identità elettronica».
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