La SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali si fa promotrice della campagna di eradicazione della coinfezione HIV/HCV.
L’epatite C è la causa principale dei decessi in pazienti con coinfezione HIV/HCV. Entrambi i virus usano RNA per veicolare il loro codice genetico, ma appartengono a due famiglie differenti e hanno strategie di replicazione e sopravvivenza diverse.
Si calcola che in Italia tra le persone HIV positive ci siano almeno 15-20mila pazienti con infezione da HCV attiva. Ogni anno, dei 4mila nuovi casi di infezione da HIV, 250 risultano anche essere portatori dell’infezione da HCV. Ancora circa una persona con HIV su 4 presenta anche l’Epatite C. Questo avviene soprattutto nelle persone tossicodipendenti.
L’HIV influisce negativamente sull’evoluzione dell’infezione da HCV. In questi casi risultano aumentate:
- la carica virale di HCV,
- il tasso di progressione verso fibrosi e cirrosi,
- la mortalità HCV‐correlata.
I pazienti con la coinfezione presentano una più alta prevalenza di infezione da genotipo 1a e 3 di HCV. Hanno anche una più alta prevalenza del cofattore di danno da alcol.
Le nuove terapie sono in grado di eradicare l’epatite C in oltre il 95% dei casi anche nei pazienti affetti da HIV.
«La confezione HIV/HCV – spiega Massimo Galli, vicepresidente SIMIT, professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano – determina interazioni patogenetiche che causano nelle persone colpite una maggior incidenza di malattie cardiovascolari, danno renale, malattie metaboliche e un’accelerazione della progressione dell’infezione da HCV. Per tutti questi motivi l’eradicazione tempestiva dell’infezione da HCV nelle persone con infezione da HIV è da considerarsi una priorità, indipendentemente dal grado di compromissione epatica raggiunto. I risultati della terapia con DAA (direct acting antiviral) nelle persone con HIV dimostrano percentuali di successo del tutto analoghe a quelle registrate negli HIV-negativi, anche nei casi definibili come ‘difficili’, nei pregressi fallimenti a terapie antivirali basate sull’interferone e nei cirrotici».
La SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali si fa promotrice della campagna di eradicazione dell’epatite C (HCV) nei pazienti coinfetti con HIV. A tale scopo, è stato costituito un gruppo di lavoro con il compito di articolare un progetto che porti al conseguimento dell’obiettivo, tenendo conto delle peculiarità e delle caratteristiche degli interventi da proporre.
Il progetto è stato presentato durante la nona edizione di ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research – Siena, 12-14 giugno 2017). Il congresso è stato presieduto da Maurizio Zazzi (Siena), Andrea Antinori (Roma) e Andrea De Luca (Siena). Vi hanno partecipato circa 1100 specialisti, tra medici e ricercatori, coinvolti nell’assistenza e cura dell’infezione da HIV e volontari delle associazioni impegnate nella lotta contro l’AIDS. ICAR è stata organizzata sotto l’egida della SIMIT e patrocinata da tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica.
«In Italia – spiega Andrea De Luca, direttore Malattie Infettive Università di Siena – il fenomeno della coinfezione, cioè di pazienti che hanno infezione sia da HCV che da HIV, costituisce una percentuale abbastanza alta: il 25% delle persone con HIV ha anche l’epatite C. Oggi però ci sono nuovi trattamenti per l’epatite C: i dati presentati ad ICAR presentano come, soprattutto in Italia, queste nuove terapie sono in grado di eradicare l’epatite C anche in chi è affetto da HIV in oltre il 95% dei casi. Sono risultati addirittura superiori agli studi clinici, a dimostrazione che nei centri infettivologici italiani si fa una terapia molto attenta, fatta da personale molto esperto e mirata sul paziente».
«La maggior parte dei pazienti coinfetti – aggiunge De Luca – è nota ai centri ed è già seguita, rendendo più rapidamente praticabile questo processo rispetto all’eradicazione generale. Ciò è molto importante perché una parte di trasmissione dell’epatite C in Italia avviene proprio nell’ambito della popolazione coinfetta e nei pazienti affetti da HIV l’epatite C fa molti più danni a tutti gli organi. È dunque una priorità. SIMIT si sta impegnando molto e, con ICAR, raccoglie tutti gli attori coinvolti in questo processo. L’obiettivo ambizioso è quello di verificare se nell’ambito del prossimo anno sia possibile intraprendere il trattamento nel 90% di questi pazienti».
«Quello della coinfezione HIV/HCV è un problema rilevante in termini di sanità pubblica. – afferma Massimo Andreoni, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma e past president Simit. – Si tratta di pazienti con numerose malattie che comportano alte spese per la sanità. La SIMIT ha deciso quindi di lanciare una campagna per l’eradicazione dell’infezione da virus dell’epatite nel soggetto HIV positivo. È una campagna ambiziosa, ma che sicuramente potrà essere condotta in porto. La rete dei reparti di malattie infettive, infatti, in Italia è ben organizzata, è abituata a trattare questi pazienti e ha già dimostrato di essere in grado nei pazienti trattati di avere tassi di successo terapeutico che rasentano il 100%».
La campagna di eradicazione della coinfezione HIV/HCV
L’obiettivo della campagna di eradicazione dell’infezione da HCV nelle persone con HIV è conseguire l’eliminazione di HCV in questa popolazione nell’arco di un triennio. Per ottenere questo risultato, si intende coinvolgere in un lavoro comune le Associazioni dei pazienti. È in corso un’importante collaborazione con la Fondazione ICONA, che sta sviluppando una ricerca per l validazione dei risultati del piano di eradicazione. Occorre inoltre implementare il supporto assistenziale al paziente, attraverso programmi che facilitino l’assunzione dei farmaci. Serve poi sostenere i Centri di minori dimensioni, favorendo l’accesso ai DAA dei pazienti ad essi afferenti. Bisogna, infine, favorire il coordinamento dei centri erogatori.
Massimo Puoti, direttore del reparto di malattie infettive all’ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano spiega:
«L’eradicazione dell’infezione da virus C è uno degli obiettivi dell’OMS del 2030. Nella popolazione dei pazienti con HIV è un compito molto facile. Infatti, almeno il 95% dei pazienti sono stati sottoposti a screening regolarmente, quindi possono essere facilmente identificati. Abbiamo terapie efficaci in tutti i tipi di paziente e tutti possono essere trattati, per cui in questa sottopopolazione l’obiettivo è raggiungibile ed estremamente redditizio perché la co-infezione da HCV ha una progressione più rapida e influenza tutte le altre variabili di salute del paziente con HIV. Entro la fine del 2018 probabilmente riusciremo a trattare quasi tutti i pazienti. La capacità e la volontà dei centri è in questo senso».
La terapia della coinfezione HIV/HCV
Alcuni farmaci antiretrovirali assunti da persone con HIV possono entrare in conflitto con alcuni DAA utilizzati per curare l’infezione da HCV. Esistono comunque combinazioni di farmaci che non presentano problemi di interazioni. Si tratta di personalizzare la terapia nel modo più opportuno.
«Nel paziente con infezione da HIV – afferma Gioacchino Angarano, Unità Operativa di Malattie Infettive Azienda Ospedaliera “Ospedale Policlinico Consorziale” di Bari – la co-infezione da HCV provoca un peggioramento di tutti i parametri clinici evolutivi dell’infezione da HIV, quindi toglierla è un grande vantaggio. Finora questo si è scontrato con limiti di tipo economico, ma oggi siamo nella condizione di poterla eradicare, dobbiamo soltanto farlo. Il Servizio Sanitario Nazionale riuscirà a ridurre le morbilità dei pazienti con doppia infezione da HIV e HCV. I pazienti avranno meno complicanze renali, meno complicanze epatiche, meno tumori. Togliere l’infezione da HCV riduce lo sviluppo di tumore anche in altra sede diversa dal fegato».
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