Uno studio dei ricercatori della Sapienza di Roma ha dimostrato che il marker prognostico alfa-sinucleina può essere misurato nella saliva.
I ricercatori romani hanno verificato che alla riduzione di alfa-sinucleina totale corrisponde un aumento della sua forma aggregata oligomerica tossica.
Lo studio è stato condotto dai neurologi dalla Sapienza di Roma, guidati da Alfredo Berardelli, e pubblicato su PLOSone. I risultati sono stati presentati anche al II congresso nazionale dell’Accademia LIMPE DISMOV (Bari 4 – 6 maggio 2016).
La dimostrazione della possibilità di individuare le variazioni di a-sinucleina nella saliva, invece che nel liquor cefalorachidiano, sarà molto utile nel migliorare la diagnosi e la pratica clinica per valutare l’andamento nel tempo della malattia di Parkinson.
La ricerca di biomarker per la valutazione della malattia di Parkinson
«Da tempo la comunità scientifica è alla ricerca di un biomarker capace di aiutare il medico nella diagnosi e nella valutazione dell’evolvere della malattia – dice Alfredo Berardelli – Abbiamo dimostrato che, rispetto a controlli sani di pari età, nei pazienti Parkinson si riduce la forma non aggregata monomerica dell’alfa-sinucleina e ciò si correla proporzionalmente alla gravità del quadro motorio. È come se fosse “consumata” dalle cellule e accumulata in aggregati, gli oligomeri, che risultano infatti aumentati. I risultati ovviamente andranno confermati da altri studi».
Nel 2011 era sembrato un successo poter dosare la forma fosforilata dell’alfa–sinucleina nel sangue quando i ricercatori anglo-giapponesi delle Università di Lancaster e Tokyo diretti da David Allsop avevano indicato che nel plasma dei parkinsoniani risultava costantemente aumentata, ma i valori sono poi risultati così variabili da persona a persona da rendere incerto questo marker che doveva predire di anni la malattia.
«Misurare le concentrazioni di alfa-sinucleina e delle sue componenti nella saliva rappresenta un grosso passo avanti rispetto alle complesse misurazioni di scarsa maneggevolezza effettuate finora nel liquido cefalorachidiano tramite puntura lombare – continua Berardelli – che è invasiva, dolorosa, scarsamente ripetibile e a rischio di sanguinamenti».
Altri marker prognostici non motori sono importanti, a partire dalle alterazioni olfattive ai disturbi del sonno. Tra questi, ad esempio, c’è il disturbo delle gambe senza riposo. Questo si manifesta anni prima dei tre sintomi classici di Malattia di Parkinson: tremore, rallentamento motorio e rigidità.
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