Dal 30 novembre al 2 dicembre a Torino, presso il Centro Congressi Lingotto si terrà l’ottavo Congresso Nazionale IG-IBD. I farmaci biotecnologici quale nuova frontiera terapeutica.
Marco Daperno, SC Gastroenterologia AO Ordine Mauriziano di Torino e Presidente dell’ottavo Congresso IG-IBD, afferma:
«Attualmente in Italia si stima che siano affette da colite ulcerosa o malattia di Crohn tra le 200 e le 250mila persone. In Europa i dati ufficiali ci dicono che ne soffrono in oltre due milioni. In passato queste malattie portavano al decesso, con picchi, negli anni ’70, del 30-35%. Oggi il rischio di mortalità legato alla patologia non è del tutto scomparso, ma i progressi scientifici hanno ridotto il dato all’1-2% circa. Tuttavia le malattie infiammatorie croniche intestinali hanno un notevole impatto sulla quotidianità del soggetto affetto: scuola e università, attività lavorativa, vita sociale e familiare possono essere colpite a causa di assenteismo, depressione, mancato guadagno, assenza dal lavoro per malattia, difficoltà nelle relazioni personali, discriminazione».
All’ottavo Congresso Nazionale IG-IBD sono attesi oltre 400 gli specialisti da tutta Italia.
Ottavo Congresso Nazionale IG-IBD
Si apre giovedì 30 novembre sino al 2 dicembre a Torino, presso il Centro Congressi Lingotto, l’ottavo Congresso Nazionale IG-IBD (Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease, ossia Gruppo Italiano per lo studio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali), organizzato da Marco Daperno, Claudio Papi e Fernando Rizzello per conto dell’IG-IBD. L’appuntamento si propone di dibattere gli aspetti più salienti e quelli ancora controversi della gestione dei pazienti con IBD con l’intervento di specialisti dall’Italia e dall’Estero. Circa quattrocento gli specialisti partecipanti, provenienti da tutta Italia.
Le principali tematiche comprendono:
- diagnosi e decorso clinico delle IBD,
- nuove strategie terapeutiche per la gestione delle IBD,
- nuovi paradigmi di trattamento per le IBD,
- la ricerca di base e la medicina transazionale,
- la gestione integrata e multidisciplinare di tali malattie,
- i nuovi farmaci biologici di prossimo impiego,
- ottimizzazione della safety della terapia convenzionale e della terapia biologica,
- gestione delle IBD non aggressive.
Diffusione e impatto di malattia di Crohn e colite ulcerosa
Attualmente si stima che in Italia siano affette da colite ulcerosa o malattia di Crohn circa 250.000 persone.
Queste malattie infiammatorie hanno un notevole impatto sulla quotidianità del soggetto affetto, determinando assenza dal lavoro e dalla scuola, difficoltà nelle relazioni personali, discriminazione e depressione.
Circa il 50% dei pazienti con malattia di Crohn e il 20% dei pazienti con colite ulcerosa, inoltre, necessita di intervento chirurgico entro 10 anni dalla diagnosi, situazione che può ulteriormente impattare sulla qualità di vita dei pazienti stessi.
Esiste, inoltre, una qualche predisposizione familiare nello sviluppo della malattia. Infatti, un paziente su cinque ha uno o più parenti stretti affetti da malattia di Crohn o colite ulcerosa.
In Italia l’incidenza delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (IBD, inflammatory bowel disease o MICI) è medio-alta. Inoltre, si è assistito a un incremento della loro incidenza, come anche nei nuovi Paesi sviluppati.
L’assistenza ai pazienti con MICI non si mostra uniforme sul territorio nazionale, provocando disorientamento nei confronti dei nuovi approcci diagnostici, delle strategie di trattamento e di monitoraggio delle malattie stesse.
Il costo delle malattie infiammatorie croniche intestinali
La gestione delle malattie infiammatorie croniche intestinali è notevolmente migliorata negli ultimi anni. Parallelamente alle nuove scoperte scientifiche che hanno permesso l’introduzione di nuovi farmaci e di tecniche diagnostiche più accurate, la centralità del paziente è diventata il punto di partenza per un approccio multidisciplinare di tipo diagnostico, terapeutico e sociale. Pur essendo malattie che partono dall’intestino, infatti, arrivano a colpire le articolazioni, la pelle, gli occhi, il fegato e tanti altri organi che richiedono un approccio specialistico interdisciplinare con terapie combinate.
Le malattie croniche intestinali hanno dunque un impatto sociale notevolissimo. Non incidono sull’aspettativa di vita, ma possono influire sulle capacità complessive del paziente, che perde giornate di lavoro con il rischio anche di lunghe interruzioni. Per la società dunque esistono dei costi relativi a interventi e ricoveri frequenti dei pazienti, ma anche dei costi assistenziali spesso sottovalutati. Anche il paziente risente degli effetti economici: è costretto all’acquisto di integratori e farmaci non mutuabili, oltreché a effettuare delle cure anche in altre regioni rispetto a quella di appartenenza. A ciò si aggiunge la perdita di guadagni per il mancato lavoro.
Secondo stime dell’Unione Europea, un paziente costa allo Stato tra i 3 e i 5mila euro l’anno. Considerando che in Italia ci sono 150mila pazienti ufficiali (ma verosimilmente 250mila) affetti da queste patologie è intuibile quanto siano elevati questi costi, che finiscono per ammontare a circa un miliardo di euro. A questo si aggiungono i costi indiretti, come i servizi assistenziali, che probabilmente raddoppiano la cifra.
I farmaci biologici per le malattie infiammatorie croniche intestinali
I farmaci biologici rappresentano sia il presente sia il futuro della malattie croniche intestinali. Negli ultimi 20 anni, hanno sicuramente cambiato il modo di trattare le malattie infiammatorie intestinali. Il giovamento si deve soprattutto all’avvento dei farmaci anti-TNF prima e dei farmaci anti-integrine poi. A questi si stanno per aggiungere ulteriori nuovi farmaci: nel 2018 arriveranno gli anti-interleuchina 12/23.
Il paziente che non risponde a una terapia di primo livello di tipo tradizionale, ha, dunque, una serie di opzioni ulteriori che possono ridurre il rischio della colectomia (asportazione chirurgica del colon o di parte di esso) nel caso della colite ulcerosa o di alcuni interventi, anche mutilanti, nel caso del Crohn. Questo non vuol dire che siano farmaci adatti a tutti i pazienti.
Tra il 10 e il 20% dei pazienti affetti da colite ulcerosa e malattia di Crohn vengono trattati coi farmaci biologici attualmente disponibili. La percentuale varia a seconda dei diversi paesi: nel Nord Europa si raggiungono percentuali anche doppie o triple rispetto all’Italia. Un utilizzo più massiccio non è automaticamente corretto: servono adeguate strategie. La sfida per il futuro è quella di utilizzare al meglio questi farmaci nell’ottica del benessere del paziente.
Cause della malattia di Crohn e diffusione in età pediatrica
«Il paziente tipo della Malattia di Crohn è generalmente giovane, più frequentemente tra i 20 e i 30 anni di vita, senza particolari differenze tra uomo e donna – afferma Alessandro Armuzzi – Ma circa il 20% viene diagnosticato in età pediatrica, quindi al di sotto dei 18 anni. Le cause sono ancora ignote, ma ci sono varie ipotesi. Tre i meccanismi principali:
- un fattore esterno, che sembra si ripercuota sulla flora batterica intestinale, alterando l’equilibrio dei batteri dell’intestino;
- un fattore genetico, con numerose piccole mutazioni dei geni;
- infine quando intervengono simultaneamente il fattore genetico e quello ambientale, si estrinseca un’alterazione del sistema immunitario a livello della mucosa intestinale, che genera infiammazione acuta e cronica con danni intestinali».
Sintomi della malattia di Crohn
La malattia di Crohn, nota anche come enterite regionale, è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino (MICI) che può colpire qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano. I sintomi classici sono:
- diarrea cronica,
- dolore addominale,
- febbricola,
- perdita di peso.
Spesso però sono subdoli e possono anche non essere tutti presenti. Purtroppo le procedure diagnostiche per riconoscere la malattia talvolta si avviano molto tardi, anche dopo 3 anni dalle prime manifestazioni di sintomi. Questo perché è più facile associare questi piccoli problemi al colon irritabile, situazione molto frequente di cui è affetta il 30% della popolazione italiana.
«Una diagnosi tardiva comporta un maggior danno permanente per l’intestino, che potrebbe diventare irriversibile – spiega Alessandro Armuzzi – Di conseguenza, se si arrivasse tardi, potrebbe essere inevitabile l’opzione chirurgica. Una scelta, questa che salva il paziente, ma che si cerca di tenere come ultima risorsa terapeutica. Occorre quindi rivolgersi, quando si verificano i primi sintomi, il prima possibile al proprio medico di fiducia. Se questo non desse risposte complete, allora è consigliabile il ricorso ai centri specialistici esistenti in tutta Italia per diagnosi, cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali».
Nuovo farmaco in arrivo in Italia per la Malattia di Crohn
In Italia stanno per essere immessi nel mercato nuovi farmaci biotecnologici per combattere la Malattia di Crohn.
«In arrivo, il prossimo anno, ustekinumab, un anticorpo monoclonale IgG1κ interamente umano, che lega interleuchina (IL)- 12/23, prodotto in una linea cellulare di mieloma murino, usando la tecnologia di DNA ricombinante. Il farmaco lega l’interleuchina 12/23 impedendone il legame con il suo recettore e la conseguente attivazione di svariati meccanismi infiammatori a livello della mucosa intestinale – dichiara Alessandro Armuzzi, Fondazione Policlinico Gemelli – Università Cattolica, Roma – Questo nuovo ritrovato, sebbene sia costoso, ci permetterebbe maggiori possibilità per selezionare la migliore terapia e cura individuale».
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