La Commissione Europea ha approvato baricitinib per il trattamento dei pazienti adulti con AR da moderata a grave che non ottengono miglioramenti significativi o risultano intolleranti a uno o più farmaci anti-reumatici modificanti la malattia (DMARD), sia in monoterapia sia in associazione con metotrexato.
Baricitinib ha un target estremamente selettivo: è un inibitore degli enzimi delle Janus chinasi (in particolare JAK 1 e JAK 2). Le JAK sono enzimi intracellulari coinvolti nella modulazione dei segnali da un gran numero di citochine, coinvolte nello sviluppo e progressione dell’AR.
«Nello studio RA-BEAM, apparso sul New England Journal of Medicine, baricitinib è risultato superiore in maniera statisticamente significativa sia su metotrexato che su adalimumab (il farmaco biologico di riferimento) su diversi indicatori dell’attività di malattia. Oltre a questi risultati, si è riscontrato un miglioramento significativo del dolore articolare, rigidità mattutina e fatica associata già dalla prima settimana di trattamento con baricitinib al dosaggio di 4 mg. Questa molecola rappresenta un importante traguardo e in essa sono riposte grandi potenzialità anche grazie ad alcune caratteristiche di maneggevolezza: si tratta infatti di una molecola orale che prevede una somministrazione unica giornaliera, molto più agevole da gestire rispetto ai trattamenti iniettivi attualmente a disposizione» – spiega Sarzi Puttini, docente di Reumatologia presso l’Università degli Studi di Milano e Direttore UOC del polo universitario L. Sacco di Milano.
«Stiamo parlando di oltre 400mila persone solo in Italia, pari allo 0,5% della popolazione – sottolinea Silvia Tonolo, presidente di ANMAR che riunisce i malati di artrite reumatoide – con una prevalenza di giovani donne in età adulta. È promettente che questa nuova molecola abbia un’azione molto specifica sul dolore, un compagno invisibile e costante che interferisce con le più banali attività quotidiane. In questo senso, baricitinib dimostra di diminuirlo in tutte le sue forme sin dalle prime settimane e questo è incredibilmente confortante e potenzialmente rivoluzionario per la vita dei pazienti».
Lilly ha portato a termine quattro studi clinici di fase III su baricitinib in pazienti affetti da AR attiva da moderata a severa. Il programma di sviluppo di baricitinib, infatti, include diverse tipologie di pazienti, tra cui:
- pazienti non trattati o trattati in modo limitato con farmaci antireumatici convenzionali modificanti la malattia (cDMARD) (BUILD)
- pazienti naïve ai farmaci biologici antireumatici modificanti la malattia (bDMARD) (BEGIN)
- pazienti con risposta insufficiente o intolleranza a cDMARD, come il metotrexato (MTX) (BEAM)
- pazienti che avevano sperimentato una risposta insufficiente o intolleranza ad almeno un bDMARD, inclusa una risposta insufficiente o intolleranza ad almeno un inibitore del fattore di necrosi tumorale (TNF) (BEACON)
I pazienti che avevano completato uno studio di fase III erano eleggibili per l’arruolamento in uno studio di estensione a lungo termine (BEYOND).
Tutti e quattro gli studi di fase III condividevano la stessa misura di outcome ossia un miglioramento dei sintomi secondo le risposte ACR 20, ACR 50 e ACR 70 (diminuzione del 20%, 50% e 70% della condizione clinica di partenza, misurato secondo i criteri dell’American College of Rheumatology – ACR). Vi era inoltre, una serie di misure di outcome secondarie sull’attività di malattia e sulla capacità funzionale riferita dal paziente.
Tutti gli studi hanno dimostrato la superiorità di baricitinib verso i gruppi di confronto con un profilo di sicurezza in linea con gli altri bracci di trattamento.
In particolare, nello studio BEAM, pubblicato a febbraio 2017 sul New England Journal of Medicine, baricitinib è stato associato a un significativo miglioramento clinico rispetto al placebo e adalimumab dopo solo 12 settimane di trattamento. In tale studio sono stati arruolati 1300 pazienti con AR che avevano una risposta inadeguata al MTX. Inoltre, nello studio, sono stati rilevati miglioramenti già dalla prima settimana su dolore, rigidità articolare e fatica.
Baricitinib per l’artrite reumatoide e per le patologie infiammatorie: meccanismo d’azione
Baricitinib agisce direttamente sugli enzimi JAK1 e JAK2 modulando la sintesi di citochine JAK-dipendenti. Le citochine JAK-dipendenti sono implicate nella patogenesi di diverse patologie infiammatorie e autoimmuni. Questo suggerisce che gli inibitori dei JAK possano essere utili nel trattamento di un’ampia gamma di condizioni infiammatorie. In caso di alterata regolazione dell’attività di specifici enzimi JAK si può infatti sviluppare un processo infiammatorio e un’attivazione anomala del sistema immunitario.
«Il meccanismo di azione è molto interessante – sottolinea Piercarlo Sarzi Puttini – gli inibitori JAK interferiscono su questa particolare classe di enzimi intra-cellulari che generalmente agiscono emettendo segnali che innescano la produzione di sostanze infiammatorie. Un target che ha mostrato importanti vantaggi specifici: un’efficacia superiore ai farmaci di riferimento sugli indicatori di malattia, l’azione in tempi brevi dall’inizio della terapia, l’efficacia sul dolore spesso invalidante già dalla prima settimana e una somministrazione più semplice e sicura».
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