Nell’ambito della presentazione del Manifesto per l’umanizzazione delle cure in oncologia promosso da Merck, IEO (Istituto Europeo di Oncologia) e Università degli Studi di Milano hanno apportato il proprio contributo affrontando i temi del modello biopsicosociale e della scelta medica condivisa in oncologia.
La scelta condivisa: dal modello paternalistico all’approccio biopsicosociale
Gabriella Pravettoni, direttore della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e professore presso il Dipartimento di Oncologia e Ematoncologia dell’Università degli Studi di Milano (UNIMI) ha illustrato l’evoluzione della psicologia della salute e l’importanza della comunicazione efficace tra medico e paziente. Ha inoltre sottolineato il ruolo dell’empowerment in ambito sanitario.
La psicologia della salute si può definire come lo studio di tutti i processi biopsicosociali relativi alla salute individuale e della comunità. Si occupa di prevenzione e promozione della salute e dei relativi processi fisiologici, psicologici e sociali sottostanti. Grazie ad essa si è giunti a integrare, nello studio della malattia, il corpo con la mente e ad affermare il ruolo della psicologia nelle tematiche connesse all’alterazione della salute. L’affermarsi in campo clinico di questa visione è stato l’esito del passaggio graduale dal modello biomedico a quello biopsicosociale.
Nel modello biopsicosociale l’individuo non è visto semplicemente come spettatore passivo ma come agente attivo. In questo senso si riconosce il ruolo esercitato dai comportamenti assunti dall’individuo, che possono contribuire allo sviluppo o al rallentamento della malattia.
Il passaggio dal modello biomedico a quello bio-psico-sociale ha permesso l’affermarsi di un nuovo metodo nel curare il paziente in termini di “umanizzazione delle cure”, finalizzato a una comprensione di insieme dell’individuo e della sua malattia.
Il ruolo dello psicologo nel percorso di cura
All’interno di questo cambio di prospettiva radicale, a favore del paziente nella sua totalità e di un miglior percorso clinico e di cura, il ruolo dello psicologo riveste dunque sempre più importanza.
Lo psicologo si delinea infatti come una figura che può portare competenze utili sia per comprendere i bisogni del paziente come persona nella sua interezza, sia per favorire con specifiche tecniche processi di decisione condivisi e consapevoli.
In quest’ottica, è utile che lo psicologo metta a disposizione le sue conoscenze tecniche sia ai pazienti sia ai medici e ai professionisti del settore sanitario che ruotano attorno al paziente.
Nella relazione col paziente, lo psicologo può in primo luogo offrire sostegno e supporto, e valutare, secondo specifiche conoscenze, lo stato di sofferenza del paziente. Può inoltre sostenere il paziente attraverso l’utilizzo di strumenti utili per una comprensione della propria situazione e una presa di decisione consapevole.
I processi di decision making, già di per sé connotati da un’elevata complessità, possono infatti divenire ancora più articolati e di difficili gestione nel caso di una malattia con un significativo impatto sulla qualità di vita della persona come un tumore.
Per quanto riguarda la relazione col medico, invece, lo psicologo può mostrare quali sono i processi che entrano in gioco nella presa di decisione. Può inoltre segnalare quali sono i possibili errori inconsapevoli nei quali si può incorrere.
Non da ultimo, lo psicologo può mettere a disposizione del medico una serie di nozioni su strategie efficaci e proficue per comunicare col paziente. La conoscenza dello psicologo nelle relazioni sia col paziente sia col medico, si declina secondo specifiche competenze tecniche, supportate da evidenze di ricerca.
La comunicazione efficace
La comunicazione medico-paziente deve essere basata su apertura, fiducia reciproca e ascolto attivo. Nell’instaurare una comunicazione, il tipo di ascolto permette all’operatore di raccogliere informazioni molto importanti sul paziente e sulla sua storia. L’operatore può aiutare il paziente a riconoscere le più rilevanti aprendo uno spazio di ascolto e comunicazione attento ed empatico. Esercitare un ascolto empatico con il paziente significa prima di tutto sforzarsi di identificare i suoi stati d’animo, differenziandoli dai propri. Questi concetti riguardo alla comunicazione efficace vengono proposti all’interno del modello della scelta medica condivisa. La principale innovazione di questo modello di comunicazione è la consapevolezza che le informazioni salienti per l’attività clinica dell’operatore derivano anche dal paziente, ovvero dalla sua storia di malattia e di vita. Il paziente è quindi detentore di un sapere che è racchiuso nel suo racconto di malattia.
Una relazione aperta tra dottore e paziente, che permetta loro di lavorare insieme sul migliore piano di trattamento, è il fattore fondamentale nel determinare l’aderenza ai trattamenti del paziente. Per facilitare il processo di scelta condivisa è necessario intraprendere due azioni fondamentali:
- avviare una consultazione modellata sulle preferenze del paziente circa informazione e coinvolgimento,
- fornire informazioni scientificamente valide presentandole in modo chiaro e tenendo in considerazione le capacità di comprensione del paziente.
Bisognerebbe inoltre elicitare le prospettive, speranze, paure, aspettative del paziente. Il medico dovrebbe in primo luogo attivare una negoziazione esplicita del processo decisionale e, successivamente, una discussione condivisa sulle opzioni disponibili.
In questo frangente, deve fornire delle chiare raccomandazioni al paziente riguardo al piano di trattamento.
I vantaggi della comunicazione efficace tra medico e paziente
Nell’incontro durante il quale viene riferita perla prima volta la malattia, una comunicazione efficace tra medico e paziente comporta notevoli benefici. Aumenta infatti la soddisfazione del paziente e ha un impatto positivo sulla qualità di vita e sul processo di guarigione. Inoltre, con una buona collaborazione medico-paziente, si è riscontrato sia per l’operatore sia per il paziente un alto livello di soddisfazione e fiducia nella decisione sulla cura.
Un altro beneficio riscontrato nel breve termine per il paziente è l’aumento di:
- auto-efficacia percepita,
- benessere psico-fisico,
- fiducia nel medico.
A lungo termine invece i principali risultati della comunicazione efficace per il paziente sono stati:
- una maggiore aderenza ai trattamenti,
- un livello percepito della qualità di vita più elevato.
Patient empowerment: la promozione dell’autodeterminazione del paziente nel percorso di cura
Il termine empowerment è stato diffuso recentemente nell’ambito sanitario. All’inizio degli anni Novanta l’empowerment è stato descritto come un processo di riconoscimento, promozione e sviluppo delle competenze individuali, messo in atto per:
- comprendere e raggiungere i propri bisogni,
- risolvere i propri problemi,
- mobilitare le risorse necessarie per prendere il controllo sulla propria vita.
Una definizione successiva identifica l’empowerment nei contesti sanitari come un processo e uno stato di partecipazione caratterizzato da:
- impegno,
- consapevolezza,
- collaborazione,
- coinvolgimento,
- tolleranza dell’incertezza.
L’empowerment viene collocato dalle scienze psicologiche al centro del modello biopsicosociale in cui deve essere affiancata alla dimensione fisica della malattia, la sfera emotiva, mentale e spirituale dell’individuo, come uno strumento e al tempo stesso un fine della promozione della salute: un processo il cui obiettivo è quello di potenziare le risorse personali psicosociali del paziente nella gestione della malattia e del proprio percorso di cura.
Questo processo, sulla base dello specifico profilo psicologico, cognitivo e sociale del paziente, prevede:
- un miglioramento delle informazioni fornite al paziente,
- un potenziamento della scelta condivisa con il medico,
- una personalizzazione del percorso di cura.
Le caratteristiche di un paziente empowered
Un paziente attivo ed empowered è in grado di comprendere la propria malattia e gli effetti sul proprio corpo, cerca attivamente informazioni ed è in grado di formulare domande per lui rilevanti a medici e operatori sanitari. Un paziente empowered è responsabile della propria salute e comprende il bisogno di apportare cambiamenti al proprio stile di vita al fine di gestire la propria condizione di salute. Inoltre un paziente empowered si sente in grado di prendere decisioni informate circa trattamenti e cure e sente di poter essere parte attiva nel processo decisionale. Gli alleati in questo processo sono i medici e gli altri operatori sanitari. Quando le parti coinvolte percepiscono una relativa eguaglianza di conoscenza e potere decisionale, soluzioni e piani di trattamento sono nettamente superiori rispetto a una situazione nella quale uno solo degli attori conduce la conversazione e decide.
I vantaggi della scelta medica condivisa e dell’empowerment
Ricerche scientifiche dimostrano che la scelta medica condivisa e altri strumenti per la promozione dell’empowerment offrono vantaggi in svariati contesti e con diverse tipologie di pazienti, indipendentemente dall’età o dal livello di istruzione.
Alcuni degli effetti positivi dell’empowerment sono:
- migliori esiti clinici,
- diminuzione della dipendenza dai servizi sanitari,
- utilizzo più efficace delle risorse sanitarie.
Inoltre l’empowerment favorisce l’auto-riflessione riguardo alla propria esperienza di malattia. L’auto-riflessione si pone alla base del cambiamento positivo auto-diretto nei comportamenti, nelle emozioni e/o negli atteggiamenti. Questa riflessione comporta una maggiore consapevolezza e comprensione delle conseguenze delle proprie decisioni riguardo alla malattia.
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