Philippe Soldati, Resident Area Manager per Marchesini Group in India

Non è difficile immaginare quali siano gli aspetti maggiormente apprezzati dai buyer indiani… L’aspetto maggiormente apprezzato è la nostra tecnologia: è in grado di risolvere particolari problemi produttivi e consente a questi clienti di essere presenti e competitivi nel mercato internazionale. Tuttavia, il buyer indiano è spesso molto sensibile al prezzo: è quindi necessario che sia del tutto convinto e cosciente che la cifra che sta investendo in un prodotto di alta tecnologia importata gli possa assicurare un ritorno in termini di produttività, affidabilità e servizio post vendita.

Quanto vale l’innovazione nel settore del packaging farmaceutico? Come si collocano le aziende italiane sullo scenario internazionale? Certamente, l’innovazione è un punto fondamentale. Questo concetto si ricollega a quanto detto finora. Il cliente asiatico non trova ragionevole pagare di più qualche cosa che può trovare facilmente nel mercato locale a prezzi più bassi. Le aziende europee che hanno intenzione di rimanere in questo mercato sul medio-lungo termine e non intendano delocalizzare la produzione fuori dall’Europa dovranno continuamente a investire in innovazione e tecnologia per far sì che il gap tecnologico e organizzativo, accumulato a partire dal dopoguerra, rimanga sempre a una “distanza di sicurezza”.

Esistono ostacoli allo sviluppo di questi nuovi mercati dell’est asiatico? Se sì, quali sono e come possono essere superati? Esistono ostacoli di varia tipologia. Alcuni di questi sono al di fuori del diretto controllo delle aziende e difficilmente prevedibili: mi riferisco ad alcune turbolenze politiche e sociali ancora irrisolte in questi Paesi o al delicato equilibrio economico e ambientale tipico di paesi sovrappopolati come l’India o la Cina. Esistono poi ostacoli culturali e organizzativi che devono essere affrontati dalle aziende europee. Per lavorare con questi clienti bisogna fare un notevole sforzo per capire la loro cultura e mentalità, in modo da comprendere il contesto nel quale si opera, e favorire un rapporto di fiducia reciproca necessaria per costruire rapporti di collaborazione duraturi. Per ottenere questo, le aziende devono andare alla ricerca di figure professionali che siano in grado di capire il contesto nel quale operano questi clienti e cercare di adattare il più possibile la propria struttura organizzativa per rispondere alle numerose e diverse esigenze dei clienti.

Qual è lo scenario futuro più probabile? In Asia vivono miliardi di persone e nascono tutti i giorni aziende e attività imprenditoriali che possono contare su un mercato del lavoro e ritmi di crescita generali dell’economia con caratteristiche del tutto diverse  dal sistema Europa. Le aziende e i lavoratori europei saranno sempre più orientati a confrontarsi con il  gigante asiatico, che sta riducendo il “gap tecnologico e organizzativo” sopra citato a ritmi davvero sorprendenti. Le aziende e i lavoratori europei, penso, dovranno sempre più prendere coscienza della necessità di puntare a un continuo miglioramento e accrescimento delle proprie competenze, come unico strumento per risultare competitivi nel mercato internazionale. Penso che per le aziende europee che saranno in grado di capire e gestire questo cambiamento ci saranno ottime opportunità per il futuro e una crescita stabile e duratura.