Lavorare in produzione con gli high potency active pharmaceutical ingredients richiede standard di sicurezza elevati a garanzia della salute dei lavoratori
Le modalità di progettazione e implementazione delle misure di contentimento hanno ormai raggiunto una piena maturità, con lo sviluppo di soluzioni tailor-made sulla base delle esigenze specifiche dell’azienda. Glove box, isolatori, scafandri di protezione, sistemi avanzati di filtraggio dell’aria, modalità di movimentazione del magazzino, operazioni di pesatura, mescolamento e pulizia completamente automatizzate sono solo esempi dei possibili punti d’intervento e delle misure che possono venire adottate per ridurre il rischio, che va attentamente valutato sulla base di un’approfondita analisi condotta a priori per ogni singola produzione, a livello di singolo passaggio ed apparecchiatura interessati.
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Non esiste uno standard univoco per stabilire il livello di esposizione alla sostanza accettabile per il lavoratore; quello più usato a livello internazionale è l’occupational exposure limit (OEL), che definisce la concentrazione limite della sostanza inalabile dall’operatore su un arco di tempo corrispondente al turno di lavoro. La piramide del contenimento riassume i vari livelli di esposizione e il rischio collegato e aiuta nell’individuazione delle misure preventive più adeguate. “Questo limite può essere diverso per uno stesso prodotto a seconda del luogo e del contesto in cui si effettua la produzione”, spiega a NCF Guia Bertuzzi, membro del Consiglio direttivo di ISPE Italia e product manager presso IMA Active, che ci guida tra i principali temi inerenti una buona gestione del contenimento.
Per approfondire l’argomento, leggi l’articolo su NCF di Novembre:
Rischio contenuto, sicurezza per l’operatore (pag. 62)