Conferme a sostegno della validità clinica ed economica del test per la preeclampsia di Roche arrivano da due studi italiani.
Questo test diagnostico garantirebbe gravidanze più sicure e un risparmio di oltre 33 milioni di euro l’anno per il SSN.
Il test per la preeclampsia
Il test per la preeclampsia messo a punto da Roche Diagnostics analizza il rapporto tra i biomarcatori sFlt-1 e PlGF (fattore di crescita placentare).
sFlt-1 è l’enzima Tirosin Chinasi 1 FMS-Simile solubile.
PlGF è il fattore di crescita placentare.
Il test viene eseguito a partire da un prelievo di sangue e può essere effettuato dalla ventesima settimana di gravidanza.
Il rapporto sFlt-1/PlGF consente di rilevare lo sviluppo della preeclampsia (o gestosi) prima del manifestarsi dei sintomi clinici.
Il test automatizzato sFlt-1/PlGF è già disponibile in Italia.
«Il test di laboratorio di Roche – spiega Daniela Di Martino, dirigente medico di I livello presso l’Ospedale Buzzi ASST-FBF-SACCO, coautore dello studio sulla validità clinica del test per la preeclampsia – attraverso un semplice prelievo di sangue ci permette di valutare il rapporto tra i due biomarcatori sFlt-1 e PlGF per escludere che la futura mamma possa sviluppare la preeclampsia. È un grande passo avanti per noi specialisti: il rapporto sFlt-1/PlGF Roche, l’unico validato a livello internazionale, non ci dice solo se la patologia si conclamerà, ma, attraverso l’interpretazione dei risultati, ci permette anche di capire se si manifesterà con una forma più o meno severa».
«Tutto ciò ci consente di evitare ricoveri impropri che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale – continua Daniela Di Martino. – Le donne affette da preeclampsia, infatti, necessitano di un monitoraggio costante e un follow up specifico che il più delle volte richiede un ricovero ospedaliero. In molte situazioni, inoltre, il test ci aiuta anche a decidere come e quando espletare il parto, scongiurando il più possibile il rischio di parti eccessivamente prematuri. Quando la preeclampsia si manifesta in maniera grave, l’unica soluzione per salvaguardare la sicurezza di madre e nascituro è indurre il parto».
Studio sulla validità clinica del test per la preeclampsia
Lo studio italiano ha messo in evidenza che il rapporto sFlt-1/PlGF può contribuire a predire la comparsa della preeclampsia in donne che presentano uno o più fattori di rischio. Il test, insieme alle valutazioni cliniche standard, può supportare la diagnosi di preeclampsia e anticiparla di 4 settimane. L’approccio attualmente utilizzato nel riconoscere la patologia non identifica in maniera efficace e tempestiva le pazienti a maggiore rischio.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale European Journal of Obstetrics&Ginecology and Reproductive Biology.
«Il rapporto sFlt- 1/PlGF – conclude Daniela Di Martino – rappresenta un valido aiuto nella diagnosi di esclusione della preeclampsia, in combinazione con altre informazioni diagnostiche e cliniche, come dimostrato anche da importanti studi internazionali».
L’impatto economico dell’introduzione del test sFlt-1/PlGF
È stato sviluppato in collaborazione con tre importanti centri italiani un modello per stimare l’impatto economico dell’introduzione del test sFlt-1/PlGF nella pratica clinica, secondo la prospettiva del Sistema Sanitario Nazionale Italiano.
I risultati di questa analisi hanno dimostrato che l’introduzione del test può migliorare la gestione delle pazienti a rischio. Ciò riduce conseguentemente i costi sanitari.
I costi di gestione di una paziente con sospetta preeclampsia in aggiunta alla comune pratica clinica ammontano a:
- Euro 2384 con approccio standard,
- Euro 1714 utilizzando il test sFIt-1/PIGF.
Complessivamente il risparmio atteso nel primo anno per il Sistema Sanitario Nazionale ammonta a 33,2 milioni di euro.