I dati dello studio LEADER dimostrano che liraglutide riduce la mortalità nel diabete di tipo 2. Liraglutide è un agonista a lunga azione del recettore del GLP-1 (glucagon-like peptide-1) sviluppato da Novo Nordisk.
Le percentuali della diminuzione sono state del 22% per cause cardiovascolari e del 15% per tutte le cause. Inoltre, liraglutide sembra ridurre il rischio di peggioramento della malattia renale del 22% nelle persone a elevato rischio cardiovascolare.
Questi risultati sono stati presentati al congresso nazionale di diabetologia, organizzato da AMD-Associazione Medici Diabetologi (Napoli 17-20 maggio 2017).
«Si tratta di risultati particolarmente importanti per la pratica clinica quotidiana – ha commentato Giuseppina Russo, ricercatore universitario e responsabile dell’Ambulatorio di Medicina delle Malattie Metaboliche, D.A.I. di Medicina Interna, AOU Policlinico Universitario di Messina, nella sua presentazione. – I dati, infatti, mettono in evidenza come liraglutide, oltre all’effetto atteso da parte di un farmaco antidiabete di riduzione della glicemia, contribuisca a prevenire, nel diabete di tipo 2, le complicanze cardiovascolari, la mortalità e a ridurre le malattie renali. Senza dimenticare che ha anche un significativo impatto sulla perdita di peso, un dato non indifferente in quanto molto spesso diabete, sovrappeso e obesità convivono, sostenendosi a vicenda».
Lo studio LEADER su liraglutide
Lo studio internazionale LEADER, condotto in 32 paesi, Italia inclusa, multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, con impiego di placebo come controllo, è il primo studio di sicurezza cardiovascolare (CVOT) che ha dimostrato la riduzione del rischio cardiovascolare e del danno renale da parte di un agonista del recettore del GLP-1. Nello studio sono stati valutati gli effetti a lungo termine di liraglutide (al dosaggio di 1,8 mg) rispetto a placebo in 9.340 persone con diabete tipo 2 ad alto rischio di eventi cardiovascolari per un periodo da 3,5 a 5 anni.
Sia il placebo sia il farmaco venivano somministrati in aggiunta alla terapia standard che consiste in modifiche dello stile di vita (dieta ed attività fisica), trattamenti ipoglicemizzanti e terapie cardiovascolari.
L’endpoint composito primario era costituito del verificarsi di decesso per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale e ictus non fatale.
L’insorgenza o il peggioramento della malattia renale era parte degli endpoint secondari dello studio.
Nello studio, liraglutide nelle persone con diabete tipo 2 ha dimostrato la riduzione di:
- rischio di morte per cause cardiovascolari (22%),
- mortalità per tutte le cause (15%).
Nelle persone con diabete di tipo 2 a elevato rischio cardiovascolare, ha dimostrato la riduzione del rischio di peggioramento della malattia renale (22%).
Malattie cardiovascolari, insufficienza renale e diabete
Le malattie cardiovascolari, come infarto del miocardio e ictus, e l’insufficienza renale sono tra le più frequenti complicanze del diabete.
«La malattia cardiovascolare è la prima causa di morte nelle persone con diabete mellito: il 65% dei diabetici tipo 2 muore per cardiopatia ischemica o ictus. Un paziente diabetico adulto ha una probabilità doppia di soffrire di malattie cardiovascolari rispetto a un non diabetico. La nefropatia diabetica come causa di insufficienza renale terminale sta aumentando rapidamente: circa il 30-35% delle persone con diabete presenta complicanze renali nel corso della malattia» ha spiegato Giuseppina Russo.
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