La sindrome dell’occhio secco consiste nella riduzione della quantità di lacrime prodotte o nell’alterazione della loro qualità.
La lubrificazione della superficie oculare quindi non è efficiente e determina:
- secchezza oculare,
- fastidio complessivo dell’occhio,
- sensazione di corpo estraneo o sabbia negli occhi,
- prurito,
- bruciore,
- fotofobia,
- offuscamento della visione.
Si tratta di una malattia multifattoriale spesso cronica che può essere progressiva.
La sindrome dell’occhio secco può avere un impatto significativo sulla qualità della vita e può influire sulle attività quotidiane come la lettura, l’utilizzo di computer e la guida di veicoli.
Fattori di rischio per la sindrome dell’occhio secco
L’invecchiamento e l’appartenenza al genere femminile (atrofia delle ghiandole lacrimali e variazioni ormonali menopausali) sono riconosciuti come fattori di rischio tradizionali della malattia cronica dell’occhio secco, mentre i fattori di rischio moderni includono:
- il prolungato tempo di impiego di schermi digitali/computer,
- l’uso delle lenti a contatto,
- la chirurgia della cataratta e quella refrattiva.
Sindrome dell’occhio secco secondaria
La sindrome dell’occhio secco può anche rappresentare la complicanza di altre malattie dell’occhio quali:
- blefariti,
- congiuntiviti (incluse le forme allergiche),
- altre patologie infiammatorie oftalmiche.
Inoltre, può essere una delle conseguenze di malattie autoimmuni sistemiche come la sindrome di Sjögren, il LES, il morbo di Basedow-Graves e l’artrite reumatoide. L’occhio secco può derivare dalla Graft Versus Host Disease (GvHD), frequente complicanza post trapaianto di midollo osseo causata dall’azione del linfociti T derivanti dal midollo del donatore nei confronti dei tessuti del ricevente.
È infine descritta come effetto collaterale di molti farmaci sistemici, tra i quali:
- antistaminici,
- ansiolitici e antidepressivi,
- antipertensivi.
Diffusione, diagnosi e terapia per la sindrome dell’occhio secco
L’incidenza della sindrome dell’occhio secco, con o senza sintomi, varia dal 5% al 50% negli adulti a livello globale.
Un oftalmologo può diagnosticare la sindrome dell’occhio secco in base ai sintomi segnalati dai pazienti e ai segni che possono essere valutati oggettivamente attraverso vari test, in particolare:
- il test di Schirmer, misura la quantità di lacrime e si esegue ponendo una piccola striscia di carta assorbente sul margine palpebrale per un intervallo di tempo prestabilito. Il livello di imbibizione della carta assorbente è quindi una misura della quantità di lacrime prodotta in quel lasso di tempo,
- il test di rottura del film lacrimale, invece, permette di avere una valutazione qualitativa del film lacrimale,
- la colorazione corneale con fluoresceina, infine, evidenzia le lesioni della cornea.
I risultati dei test possono poi essere utili per determinare le opzioni terapeutiche.
La terapia prevede l’impiego di farmaci da prescrizione e prodotti senza obbligo di prescrizione. Frequentemente si utilizzano lacrime artificiali e gel umettanti.
È inoltre disponibile negli USA e in attesa di AIC in Europa lifitegrast, il capostipite di una nuova classe di farmaci: gli antagonisti dell’antigene associato alla funzione linfocitaria (LFA-1 antagonisti).