Presentata presso la nuova sede di AGENAS a Roma lo scorso 4 febbraio, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina segna un importante traguardo per il SSN: permetterà di assistere 300mila pazienti entro la fine dell’anno corrente grazie a innovativi strumenti di televisita e teleconsulto e un numero crescente negli anni a venire. Lo scenario sanitario europeo degli ultimi anni è caratterizzato da un incremento progressivo della longevità cui fa però da contraltare una crescente carenza di personale sanitario: 1,2 milioni di medici e infermieri in UE. In questo contesto l’innovazione e le nuove tecnologie rappresentano una risorsa cruciale e una delle priorità europee che, con lo European Health Data Space sta puntando a garantire l’accesso ai dati sanitari a tutti i cittadini dell’Unione superando barriere tecnologiche e frontaliere.
La situazione italiana
La pandemia Covid-19 ha mostrato il principale vulnus della sanità italiana, la medicina territoriale. Per colmare questo gap, la riforma voluta dal DM 77, finanziata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR, punta alla prossimità e alla casa come primo luogo di cura grazie a nuove strutture territoriali, ad un potenziamento dell’assistenza domiciliare e alla messa a punto di servizi di telemedicina. In questo senso, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina, la cui messa a terra è stata assegnata ad AGENAS – Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali – finanziata con 1,5 miliardi di euro dalla Missione 6 Salute del PNRR, segna un importante balzo in avanti e un punto di svolta per la sanità italiana.
Gli obiettivi della PNT
La Piattaforma consentirà la presa in carico di almeno 300mila cittadini entro la fine del 2025 e 800 mila per fine 2026, puntando ad una erogazione equa dei servizi su tutto il territorio nazionale. Dopo una lunga gestazione – e non poche criticità, in primis ritardi nella digitalizzazione e disomogeneità territoriali – l’Italia potrebbe essere il primo paese europeo a lanciare la PNT.
«Per realizzare la sanità digitale bisogna mettere insieme tre diritti fondamentali: la tutela della salute; il Titolo V della Costituzione e quindi la tutela delle autonomie; infine, la privacy», ha ricordato Giulio Siccardi, Direttore Generale facente funzione di AGENAS, sottolineando che nei mesi scorsi i diversi nodi sono stati comunque sciolti. La PNT agirà di concerto con il Fascicolo Sanitario Elettronico e con soluzioni di Intelligenza Artificiale. Si assisterà anche alla nascita dell’Agenzia Sanitaria Nazionale Digitale.
Le implementazioni si vedranno già dall’anno corrente, anche se il loro vero potenziale si concretizzerà nei prossimi anni, apportando vantaggi ai cittadini e al SSN, in termini di maggiore equità, riduzione delle liste di attesa, risparmio di risorse ed efficientamento.
La Piattaforma Nazionale di Telemedicina: lo stato dell’arte e l’operatività
Dal punto di vista tecnologico, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina si compone di 2 elementi: un’Infrastruttura Nazionale di Telemedicina – INT, di livello centrale e 21 Infrastrutture Regionali di Telemedicina – IRT, preposte all’erogazione dei servizi minimi. L’infrastruttura nazionale, messa a punto da AGENAS, fornisce i ‘servizi abilitanti’ per lo sviluppo, l’armonizzazione e il monitoraggio dei servizi di Telemedicina. Inoltre, grazie all’adozione di standard internazionali, governa e permette l’interoperabilità tra i servizi delle diverse Regioni e Province Autonome, con l’obiettivo di migliorare la qualità e la quantità dell’offerta sanitaria.
Con l’obiettivo di puntare a una maggiore cooperazione, l’infrastruttura nazionale è allineata a quelle europee, per favorire una più agevole circolazione dei dati sanitari per la costruzione dello European Health Data Space e migliorare salute e assistenza ai cittadini di tutti gli Stati membri. Del resto, «entro il 2030 tutti i cittadini europei dovranno avere accesso al loro Fascicolo sanitario elettronico» ha ricordato Marco Marsella, direttore Digital, EU4Health and Health Systems Modernisation, DG Health and Food Safety, European Commission.
Altresì, l’operatività dell’infrastruttura poggia su un linguaggio comune, interoperabile sia con il FSE 2.0 sia con l’Ecosistema dei Dati Sanitari. Un elemento quest’ultimo che rappresenta un importante passo avanti sia per la condivisione dei dati che per il loro riutilizzo, in forma anonimizzata, a fini di ricerca.
Le due regioni capofila: Lombardia e Puglia
Per l’implementazione dei servizi minimi sono state bandite due gare attraverso le regioni capofila: Lombardia e Puglia. La prima per le acquisizioni delle Infrastrutture Regionali di Telemedicina legate all’erogazione dei servizi minimi (finanziata con quasi 341 milioni di euro ripartiti tra le Regioni e PA con fondi PNRR); la seconda per l’acquisto delle postazioni di lavoro e la relativa logistica (finanziata con 186 milioni di euro ripartiti tra le Regioni e PA con fondi PNRR). Le Regioni che non hanno aderito alle gare hanno proceduto autonomamente all’individuazione dei servizi minimi necessari.
Operativamente, la Piattaforma coinvolgerà un numero significativo di professionisti sanitari: 42.674 medici del ruolo unico, 121.969 medici specialisti, 6.650 pediatri di libera scelta, 99.161 infermieri e 121.597 professionisti sanitari. L’operatività della piattaforma è stata affidata a PNT Italia Srl, una società costituita per il 60% da Engineering Ingegneria Informatica Spa e per il 40% da Almaviva Spa, mediante una procedura di partenariato pubblico-privato della durata di 10 anni.
La conformità alla normativa sulla protezione dei dati personali è stata garantita dal parere favorevole espresso dal Garante per la protezione dei dati personali lo scorso 16 gennaio 2025. Per il completamento del quadro normativo, si attende ora il parere dell’Agenzia per la Cybersicurezza e della Conferenza Stato-Regioni.