La costante crescita che negli ultimi anni ha caratterizzato anche in Italia il mercato degli integratori alimentari porta con sé anche un rovescio della medaglia, rappresentato dalla possibilità di imbattersi anche in prodotti contraffatti. I dati del rapporto 2023 dell’Alert and Cooperation Network (ACN) europeo (organismo della Commissione UE all’interno del quale operano i quattro sistemi di allerta e controllo in campo alimentare Rapid Alert System for Food and Feed (RASFF), Administrative Assistance and Cooperation (AAC), Agri-Food Fraud (FFN) e Plant Health Network (PH)), indicano che i casi di sospetta frode che riguardano alimenti dietetici, integratori alimentari e alimenti fortificati (il 7,8% del totale) riguardano soprattutto la presenza di sostanze non autorizzate (anche ricadenti nella categoria dei novel food e novel food ingredient), un contenuto di sostanze diverso da quello indicato in etichetta o l’utilizzo di claim salutistici non approvati.

In Italia, il Reparto Farmaci Chimici del Centro Nazionale per il Controllo e la Valutazione dei Farmaci dell’Istituto Superiore di Sanità in quanto laboratorio ufficiale di controllo dei medicinali effettua anche il controllo per la verifica dei casi sospetti di contraffazione per aggiunta di sostanze farmacologicamente attive a integratori alimentari. Abbiamo chiesto a Maria Cristina Gaudiano, primo ricercatore dell’ISS, di aiutarci nel comprendere meglio le caratteristiche di questo fenomeno, non privo di rischi per la salute dei consumatori.

Maria Cristina Gaudiano, primo ricercatore dell’ISS

L’attenzione cresce a inizio secolo

«Nel nostro laboratorio ci occupiamo del controllo di Stato sulla qualità dei medicinali e, ormai da una ventina d’anni, di farmaci falsificati, in seguito ai primi casi di sequestro. Dopo qualche anno, cominciarono a essere sequestrati anche integratori che, in base all’analisi chimica, risultavano in realtà contenere sostanze attive dal punto di vista farmacologico – ricostruisce Maria Cristina Gaudiano – Si trattava di sostanze registrate come farmaci o di sostanze ritirate dal mercato sulla base del rapporto rischio-beneficio, o addirittura di nuove sostanze». All’inizio, intorno agli anni 2010-2011, i prodotti che più spesso venivano analizzati dal Laboratorio dell’ISS erano integratori che reclamizzavano un’attività dimagrante, racconta ancora Gaudiano. «L’analisi chimica evidenziava che contenevano soprattutto sibutramina, una sostanza anoressizzante ritirata dal mercato perché pericolosa per la salute. In altri casi è stata trovata la fenolftaleina, un lassativo, oppure sostanze mai autorizzate nei farmaci, come ad esempio la benzil-sibutramina, un analogo della sibutramina con attività molto simile».

Sulla scorta del successo dei nuovi farmaci contro la disfunzione erettile a base di sildenafil, alla fine degli anni ’90, il nuovo secolo ha visto presto la comparsa anche di integratori che vantavano un’azione di aumento della potenza sessuale. Integratori che, all’analisi anche in questo caso condotta dal Centro Nazionale per il Controllo e la Valutazione dei Farmaci, risultavano spesso contenere proprio il principio attivo sildenafil. «Abbiamo trovato anche molecole strutturalmente simili, con qualche piccola differenza a livello di gruppi funzionali. Utilizzare negli integratori sostanze analoghe al sildenafil su cui ancora non sono stati fatti studi rischio-beneficio e di tossicità, rappresenta chiaramente un rischio per la salute ancora più elevato. Queste erano le due tipologie iniziali di integratori più frequentemente addizionate con principi attivi farmaceutici. Per identificarle, a livello europeo fu coniato il termine “medicines in disguise”, che si può tradurre come “medicinali sotto mentite spoglie”. Si trattava di fatto di medicinali, anche se all’acquirente apparivano come degli integratori. La presenza di queste sostanze attive non veniva chiaramente dichiarata nella composizione riportata in etichetta».

La gamma di prodotti interessati si amplia

Un’analisi più particolareggiata del fenomeno della contraffazione degli integratori alimentari con sostanze ad azione farmacologica è stata compiuta a livello europeo una decina di anni fa circa con il progetto Asklepios, finanziato dall’Europol, l’agenzia europea di polizia. Il progetto ha visto ancora una volta l’Italia protagonista, con il coordinamento dei NAS dei Carabinieri e le analisi su tutti i campioni condotte presso il Centro Nazionale Controllo e Valutazione dei Farmaci dell’ISS. «I campioni vennero prelevati su tutto il mercato europeo per essere da noi analizzati – racconta Maria Cristina Gaudiano – In questo caso, lo studio ha riguardato non solo gli integratori per dimagrire o per la potenza sessuale, ma anche quelli venduti a livello di palestre per il fitness o il body building, o i prodotti per aumentare le capacità di memoria, che hanno attività nootropa».

Le problematiche relative all’etichettatura non conforme alla normativa europea individuate nel corso del progetto Asklepios erano anche in questo caso solo un segnale di problemi in realtà ben maggiori, in quanto nei campioni furono trovate sostanze non ammesse negli integratori. «Abbiamo individuato anche sostanze che in quel momento erano ancora soggette a valutazione a livello comunitario, si stava decidendo se effettivamente potessero essere utilizzate o meno negli integratori. Una di queste era, ad esempio, la yohimbina, che era utilizzata per aumentare la potenza sessuale; si tratta di una sostanza naturale che in dosaggi elevati può essere pericolosa. Più banalmente, abbiamo trovato anche sostanze che possono essere incluse negli integratori, ma che non venivano esplicitamente dichiarate essere presenti. Alcuni integratori riportavano in etichetta la dicitura “caffeina free”, ad esempio, ma dall’analisi chimica risultava che la caffeina c’era. Questo può essere un potenziale pericolo per una persona che abbia un problema di intolleranza o allergia a una determinata sostanza», esemplifica l’esperta dell’Istituto Superiore di Sanità.

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