Mai avrei pensato, mentre stavo preparando l’esame di Chimica Inorganica, che la successione di diciassette elementi chimici[1] della Tavola Periodica, quali lo Scandio, l’Ittrio, il Lantanio, il Cerio, il Neodimio e il Disprosio, solo per citarne alcuni, diventasse un motivo di importanza strategica per il mondo. La richiesta formale del Presidente degli Stati Uniti d’America al Governo di Copenaghen, per l’acquisizione della Groenlandia, sebbene appaia stramba non è per nulla una “boutade” bensì una precisa questione geopolitica e strategica. Anche la mascherata attività di pacificazione del conflitto russo-ucraino nasconde un moderno processo di colonizzazione dove lo sfruttamento dei ricchi giacimenti minerari dei rari elementi, si configura quale moneta di scambio. L’aggettivo “rare” può trarre in inganno e non descrive la presenza più o meno abbondante degli elementi “del gruppo dei lantanoidi”, ma è collegato alla difficoltà di estrazione e raffinazione in forma pura. Narrare in poco spazio le proprietà chimico fisiche, alla base delle quali si annida la loro importanza, risulta impossibile a meno di riassumere in una sola parola la loro “unicità”.

Molte tecnologie, nella loro componentistica elettronica, usano i “fantastici elementi” conferendo alle apparecchiature una singolarità assoluta. Il “solve e coagula” moderno, di sapore paracelsiano, come già accennato, è un processo complesso e costoso con una successione di operazioni ad elevato impatto ambientale che dovrà prevedere tecnologie sempre più ecologiche e sostenibili per il futuro avvalendosi anche del riciclo dei materiali ove siano contenuti i rari metalli.
Oltre al breve accenno d’impiego le terre rare trovano applicazioni in diversi altri campi e alcuni esempi sono: l’agricoltura con i fertilizzanti a performance per l’aumento dei rendimenti agricoli, l’industria dei coloranti e additivi utilizzati per migliorare le proprietà ottiche e meccaniche dei vetri impiegati nell’ottica nonché negli schermi (touch screen), l’industria aerospaziale con leghe di alta qualità, l’industria della robotica con l’impiego di sensori avanzati sia per scopi pacifici che bellici, l’industria delle strumentazioni scientifiche come spettrometri e laser al fine di aumentare la precisione e l’efficienza nelle misurazioni. E chiaramente le applicazioni sono numerose anche nella “nostra” industria chimico-farmaceutica e in ambito medico, ad esempio: Cerio e Lantanio vengono impiegati come catalizzatori nella sintesi farmaceutica; Gadolinio e Ittrio sono utilizzati nella produzione di mezzi di contrasto per imaging medico; il Terbio e l’Europio per composti luminescenti per diagnostica e biosensori; Ittrio e Lutetio-177 per la terapia oncologica; o ancora il Cerio e ossidi vari per sensori chimici e dispositivi medicali avanzati. Le terre rare sono, pertanto, non solo fondamentali per le tecnologie moderne, ma trovano anche usi in settori inaspettati, contribuendo al progresso della vita quotidiana e dell’industria.
Per concludere, a colpi di boutade, dovremmo insistere a Bruxelles per una linea di geopolitica mineraria e proporre di annettere la Mongolia cinese con la sua più grande miniera di terre rare capace di coprire un terzo del consumo globale oppure di occupare la terra danese dei cinquantaseimila “Inuit” visto che sotto i ghiacci esisterebbero giacimenti REE (sembra) ancora più grandi di quelli cinesi. In questa visione geomineraria congregata[2] in una realtà geopolitica non possiamo dimenticarci della Russia e della Cina con le loro politiche neocolonialistiche verso quei Paesi in cui certe ricchezze sono promettenti oltremodo. Dall’altra parte, in Europa, è nata REIA Rare Earth Industry Association[3] con lo scopo di riunire tutte le imprese che lavorano le REE (Rare Earth Elements) al fine di condividere e sviluppare conoscenze comuni per aiutare l’affermazione di un’industria delle Terre rare e garantire un’economia circolare sostenibile a esse complementare.
[1] Gruppo dei Lantanidi
[2] Associazione mineralogica di molteplici elementi
[3] Le mappe del tesoro Paolo Gila e Maurizio Mazziero editore Ulrico Hoepli Milano