C’è tempo fino al prossimo 17 aprile per inviare i commenti in risposta alla Call for evidence lanciata dalla Commissione europea in via preliminare alla proposta dell’annunciata Strategia europea per le scienze della vita. Tutte le informazioni sull’iniziativa e le modalità per l’invio dei commenti tramite il portale “Have Your Say” della Commissione europea sono disponibili alla pagina web dedicata.
La Strategia per le scienze dalla vita fa parte degli obiettivi del nuovo mandato della Commissione, delineati all’interno delle Linee guida politiche e della Bussola della Competitività, in particolare per quanto riguarda lo sviluppo sicuro e l’adozione di nuove innovazioni basate sulle scienze della vita.
La strategia multisettoriale che seguirà alla fase di consultazione pubblica intende rafforzare le attività di ricerca e innovazione nei vari settori a cui afferiscono le scienze della vita, tra cui la salute umana e animale, l’agricoltura e la bioeconomia. Dovrebbe così essere possibile salvaguardare meglio anche la competitività del blocco europeo nel contesto internazionale, e promuovere anche azioni a supporto delle transizioni verde e digitale. Ne risulterebbero nuovi posti di lavoro, un maggiore valore per l’economia europea e un possibile aumento degli scambi commerciali, con riduzione delle dipendenze e migliore preparazione alle emergenze.
Gli ostacoli da superare
Il documento che accompagna la Call for evidence approfondisce gli ostacoli e le barriere che attualmente limitano l’impatto delle tecnologie basate sulle scienze della vita sviluppate nell’Unione, a partire dalla mancanza di incentivi e di un ecosistema adatto a sostenere l’imprenditorialità e l’assunzione di rischi. Il quadro normativo complesso, inoltre, può a volte portare a sovrapposizioni tra normative a livello europeo e nazionale, con obblighi giuridici sovrapposti che impattano in modo significativo sulle attività delle imprese. A questo riguardo, il documento ricorda ad esempio i regolamenti europei che normano, nel specifico, i medicinali ad uso umano e veterinario, i dispositivi medici e diagnostici in vitro, la sicurezza di sostanze chimiche, alimenti e mangimi e l’intelligenza artificiale.
Mancherebbero anche modelli economici sostenibili, indispensabili per creare condizioni chiare, affidabili e prevedibili per l’innovazione, e competenze adeguate a supportare lo sviluppo delle nuove tecnologie, con potenziali ripercussioni negative anche sullo stesso successo delle transizioni verde e digitale.
Foto di Vlad Vasnetsov da Pixabay