A distanza di 15 anni, attraverso la determina 425 del 2024, è giunta l’attesa revisione degli indirizzi sugli studi osservazionali sui medicinali, apportando una semplificazione di quelle procedure che faciliteranno, anzitutto, la ricerca clinica osservazionale, indipendente, profit e anche no profit. La pubblicazione, da parte di AIFA, delle Linee Guida per la classificazione e conduzione degli studi osservazionali sui farmaci risale al 2008. Da allora, ne sono avvenuti parecchi di cambiamenti e l’esigenza di un aggiornamento delle disposizioni ha stimolato l’istituzione di un tavolo presso il Ministero della Salute, al quale hanno partecipato esperti come ricercatori, medici, le associazioni di pazienti, oltre a Ministero, AIFA e imprenditori del settore farmaceutico che hanno potuto portare il loro contributo. Pierluigi Russo, Direttore generale Tecnico-Scientifico di AIFA, annuncia l’introduzione di questa attesa linea guida, unitamente a quella elaborata in linea con la normativa europea sulle procedure di semplificazione nella conduzione degli studi clinici sperimentali farmacologici. 

Pierluigi Russo, Direttore generale Tecnico-Scientifico di AIFA

Il valore del dato

«La precedente linea guida sugli studi osservazionali – ha spiegato Russo – era stata pubblicata per registrare e disciplinare studi che venivano condotti, prevalentemente, su farmaci di sintesi chimica, influenzando poi le dinamiche di mercato e le modalità d’impiego degli stessi nella pratica clinica. In quel periodo, iniziavano ad arrivare i primi farmaci biologici e l’obiettivo era proprio quello di informare l’Agenzia rispetto a quei disegni osservazionali che coinvolgevano prodotti coperti da brevetto. Oggi, siamo di fronte a un contesto profondamente mutato rispetto al 2008, sia sul piano tecnologico della gestione dei dati, sia su quello regolatorio». Da allora, si è evoluta la diffusione delle modalità con cui acquisiamo i dati, sempre più digitalizzata. Sono cresciuti gli strumenti con cui raccogliere dati nella vita reale tramite dispositivi individuali e con cui possiamo monitorare l’impatto dei trattamenti farmacologici.

«L’Italia proprio grazie al fatto che ha il Servizio Sanitario pubblico – ha continuato Russo – dispone di un ampio patrimonio informativo, che ci può consentire di analizzare efficacia ed efficienza delle cure e delle prestazioni, come nei casi dati dai numerosi flussi amministrativi e sanitari che ci permettono di governare i sistemi. Siamo nell’epoca dei real world data e delle real word evidence. Il valore dei dati che noi acquisiamo attraverso i flussi amministrativi e che oggi possiamo esplorare con metodologie di analisi più sofisticate, ci consentono una restituzione di informazioni importanti rispetto agli obiettivi del soggetto istituzionale stesso che li acquisisce. In un’ottica di programmazione sanitaria, infatti, queste informazioni ci permettono di capire, ad esempio, la prevalenza dell’incidenza di una specifica condizione patologica in cui è atteso l’arrivo di un nuovo medicinale, o nella quale se ne aggiunge un ulteriore. Dati, dunque, che assumono un valore non solo programmatorio, ma che può incidere anche su interessi specifici».

Nuove regole e prospettive

Il documento ribadisce, anzitutto, le quattro condizioni per poter classificare uno studio come “osservazionale”: quindi, il farmaco deve essere prescritto e somministrato nelle condizioni d’uso autorizzate all’immissione in commercio in Italia, anche se studi retrospettivi sono consentiti per la valutazione di un eventuale uso compassionevole o off label, ossia per indicazioni terapeutiche diverse da quelle originariamente autorizzate; la prescrizione dei farmaci deve essere parte della normale pratica clinica; la decisione di prescriverli al singolo paziente deve essere antecedente e del tutto indipendente dallo studio; le procedure diagnostiche e valutative devono corrispondere alla pratica clinica corrente, senza oneri aggiuntivi, sia per i pazienti che per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

«Sono state affrontate una serie di questioni, nate come impulso di miglioramento da un tavolo ministeriale che ci ha aiutato e supportato nell’aggiornamento, che vanno dalla semplificazione burocratica, compreso quella a cui sono soggetti i comitati etici, agli aspetti legati alla normativa sulla privacy. Chiaramente bisogna tener conto che su quest’ultimo ambito il dibattito e le discipline regolatorie, anche a livello europeo (N.d.R. European Health Data space), sono in evoluzione al fine di trovare il giusto equilibrio tra la tutela dei dati individuali e uso dei dati per la tutela della salute. C’è poi da tener conto di aspetti legati all’evoluzione dei disegni degli studi clinici presentati per l’autorizzazione centralizzata all’EMA. Fermo restando la centralità degli studi sperimentali con disegno doppio cieco controllato, è del tutto evidente che sta crescendo l’impatto, soprattutto per patologie molto gravi, di studi a braccio singolo, nei quali, al netto dei criteri di inclusione e di esclusione, si registra la risposta del paziente con una modalità che poi sarebbe del tutto analoga a quella possibile tramite uno studio osservazionale nella pratica clinica. L’EMA – in un recente studio – ha confermato che in un 3% delle autorizzazioni centralizzate, le real-world evidence hanno inciso sulla decisione finale».

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