Se ne parla poco, ma alcune di esse si stanno progressivamente diffondendo anche sul territorio italiano: sono le cosiddette “malattie tropicali neglette”, che si stima colpiscano circa 1,6 miliardi di persone a livello globale.

In occasione della  Giornata mondiale del 30 gennaio ad esse dedicata, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno pubblicato un dossier che ne approfondisce i diversi aspetti.

Per i presidenti di AIFA, Robert Nisticò, e ISS, Rocco Bellantone, l’impatto delle malattie tropicali neglette nel loro insieme è devastante e paragonabile a quello delle tre malattie ”big killers” dei paesi più poveri, Tbc, malaria e HIV/AIDS. “Ma la questione ci tocca anche da vicino perché la mobilità di persone, cibi, animali, l’aumento dei viaggi, in aree più o meno remote del Mondo, determinano l’acuirsi di un rischio che si è già reso evidente e che sarà destinato ad aumentare anche a causa del cambiamento climatico. L’aumento delle temperature – ha sottolineato Bellantone – può determinare, infatti, un maggiore rischio della presenza di vettori, spesso zanzare, in grado di trasmettere infezioni causate da virus” .

La lotta contro le malattie tropicali neglette passa anche attraverso l’apposita road map messa a punto dall’Organizzazione mondiale della sanità per il periodo 2021-2030. Il piano strategico da essa configurato punta a controllare, eliminare o eradicare le malattie neglette entro il 2030. 

Cosa sono le malattie tropicali neglette

Il termine malattie tropicali neglette identifica 21 diversi gruppi di malattie estremamente eterogenee, diffuse soprattutto nelle aree tropicali più povere. Tra di esse troviamo patologie come la scabbia, la lebbra, la leishmaniosi, l’echinococcosi, o le ormai note anche in Italia dengue e chikungunya. Alla base della loro diffusione vi è una vasta gamma di agenti patogeni, tra cui virus, batteri, protozoi, elminti, funghi e tossine. 

Il dossier Aifa-Iss indica che la maggior parte delle malattie tropicali neglette è già direttamente trasmessa nel territorio italiano, anche se con numeri difficili da quantificare. Nel caso della dengue, ad esempio, si sono registrati 693 casi nel 2024, di cui 213 autoctoni. Ad essi si sono aggiunti 15 casi di chikungunya, tutti di importazione, anche se negli anni passati si sono verificati dei focolai autoctoni di questa patologia. Numerosi anche i casi italiani di malattia di Chagas, trasmessa da cimici e potenzialmente letale (600 diagnosi dal 1998), e quelli di strongiloidosi, malattia provocata da un verme nematode parassita di piccolissime dimensioni che provoca infezioni persistentie potenzialmente letali.

Ammonterebbero complessivamente ad almeno 4-5 mila le persone colpite in Italia da schistosomiasi, strongiloidosi e malattia di Chagas, oltre che da cisticercosi, scabbia, filariosi, leishmaniosi ed echinococcosi cistica. Alcune tra queste malattie tropicali neglette sono da considerare storicamente endemiche in Italia a causa della presenza di vettori competenti (ditteri ematofagi, pappataci) per la leishmaniosi e di ospiti mammiferi intermedi e definitivi (ovini e cani da pastore) per l’echinococcosi cistica. Quest’ultima, indicano i dati Aifa-Iss, è la malattia tropicale negletta di maggiore rilevanza in Italia, con un tasso di incidenza media di circa 15 casi per milione di abitanti.